L’immagine sopravvissuta: Giorgione a Londra
Royal Academy of Arts, Londra – fino al 5 giugno 2016. Come leggere l'enigmatica stella dell'arte rinascimentale veneziana in modo innovativo? La mostra londinese ritraccia il profilo storico-artistico dell'illustre veneto, delineato attraverso opere di paternità ancora incerta. Piuttosto che indagare un solo mitico artista, la mostra analizza un primato dell'arte veneta del primo Cinquecento: l'esaltazione della modernità dell'umano, dimenticando la barbarie del tempo.
MITO & STORIA
Cinquanta opere, divise in quattro sezioni tematiche – ritratti, paesaggi, opere devozionali, ritratti allegorici – sono raccolte alla Royal Academy of Arts: In the Age of Giorgione è un tentativo magistrale di dissepoltura del rompicapo Giorgione (Castelfranco Veneto, 1478 ca. – Venezia, 1510), presentando alla luce del sole ciò che sappiamo – ben poco – di uno dei nomi più importanti del Rinascimento in pittura, messo a confronto con diversi suoi colleghi contemporanei.
Nato a Castelfranco Veneto da una famiglia dal nome incerto e attivo a Venezia, Giorgio Barbarelli da Castelfranco diventa, nei primi anni del Cinquecento, uno degli artisti di punta operanti nella città lagunare. Ricercatissimo per commissioni religiose e profane, a Venezia e nell’entroterra veneto, più private che istituzionali, l’artista fiorisce fra l’ultimo Giovanni Bellini e nuovi astri nascenti: Tiziano, Lorenzo Lotto, Sebastiano del Piombo. Documentato come autore di diverse opere per committenze aristocratiche, molte perdute, tale meteora assimilerà agilmente innovazioni stilistiche di altri numi artistici dell’epoca, come Dürer e Leonardo, in visita a Venezia nei primi anni del secolo. Il risultato, una ricerca rappresentativa fortemente naturalistica e introspettiva, è storia. Ma una storia d’opere quasi senza autore.
SFUMATO & LUMEGGIATURE
La prima sezione è dedicata alla ritrattistica, dove un intenso ritratto d’uomo, detto Ritratto Terris (15(06?)), affiancato al Ritratto di Burkhard von Speyer (1506) di Albrecht Dürer, mette in evidenza le tecniche luministiche sperimentate da Giorgione e dall’artista tedesco nella città lagunare. Ma non solo: più di Dürer, Giorgione farà propria la tecnica dello sfumato, marcatamente leonardesca, così come l’uso di uno sfondo in grisaille, unito all’esecuzione pittorica senza disegno preliminare.
Ingredienti di successo per creare istantanee incisive, su misura per un emergente modello di committente, colto e attento alle arti e alla cultura umanistica. Distinto per pose: il famoso Doppio ritratto (c. 1502) esalta la stasi sognante del patrizio melanconico, ben prima dell’Eraclito di Raffaello (Scuola di Atene) o del torvo angelo di Dürer (Melancholia I).
TEMPESTE & TRAMONTI
Nella sezione dei Paesaggi, opere di Giulio Campagnola, Girolamo Romanino e Tiziano fanno da contrappunto a Il tramonto (c. 1502-5): opera enigmatica, vicina, per soggetti e atmosfera, al più celebre La tempesta (non in mostra). L’opera è una probabile citazione dal Filottete di Sofocle, tragedia stampata da Aldo Manuzio a Venezia nel 1502. La scena vede un uomo colto nell’atto di massaggiare la gamba di un compagno di via, nella cornice di un bruno paesaggio campestre. Spuntano tra gli anfratti creature degne di una diavoleria di Bosch, un umbratile eremita, e un san Giorgio col drago, aggiunto postumo.
GIORGIONE & TIZIANO
Le opere religiose alternano madonne per committenze private (Madonna col bambino in un paesaggio, 1504; Madonna Tallard, c. 1500-5) a lavori di altri artisti contemporanei, più monumentali per dimensioni: come il Gesù Cristo e l’adultera (1508-10) di Tiziano, un tempo attribuito a Giorgione. Qui gli accorgimenti luministici dell’artista più anziano incontrano le fiammanti cromie del Vecellio, prospettando altre vie per la pittura a venire.
VITA & PITTURA
Chiudono la mostra i ritratti allegorici: opere dei contemporanei come Giovanni Cariani, con la folgorante Giuditta (c. 1510-15), stagliata sullo sfondo di un vulcano in eruzione, si affiancano a ritratti ferini, quasi manieristici: come l’Angelica e Orlando (?) di Dosso Dossi (c. 1508-9). Segue il celebre Bacco e Arianna di Tullio Lombardo (c. 1505-10), doppio ritratto marmoreo, in bilico tra arte gotica e rinascimentale: commissione espressiva dei crescenti influssi classicisti nella Serenissima.
A chiudere idealmente il percorso è infine il Ritratto di vecchia, attribuito a Giorgione, proveniente dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Cristallizzata in una formula di pathos comune a molti ritratti giorgioneschi, mano vicina al petto, bocca socchiusa, colta nel momento di emissione di una flebile vibrazione sonora, l’astante ci regala uno sguardo vulnerabile, dono di un preciso stato d’animo così inconfondibilmente meditativo: la consapevolezza della mortalità.
Tra enigmi di significato, la folgore-Giorgione si rivela come forza vivificante della propria epoca, lucidamente letta al chiaroscuro. Ciò che resta è l’attimo di pausa, epifania catturabile nell’ambra viva della pittura.
Elio Ticca
Londra // fino al 5 giugno 2016
In the Age of Giorgione
ROYAL ACADEMY OF ARTS
Burlington House
+44 (0)20 73008090
www.royalacademy.org.uk
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