Invasioni al museo. Veronica Montanino a Catanzaro
Museo MARCA, Catanzaro – fino al 22 maggio 2016. Oltre sessanta opere, tra quadri di grande formato, assemblaggi e installazioni site specific, compongono la personale di Veronica Montanino. Un percorso nel suo straordinario universo, invasivo e invadente, che sprona a reinventare la realtà.
UNA MOSTRA INVADENTE
Già dall’ingresso, l’impatto con l’universo micro-macrocosmico di Veronica Montanino (Roma, 1973) lascia il segno. Creazioni ambientali che si espandono vibranti, libere, cinetiche, psichedeliche; flussi cromatici, tessuti molecolari, optical, caleidoscopici danno l’impressione di straripare oltre ogni limite spazio-temporale.
Al piano terra del museo calabrese spicca un’installazione-giardino site-specific dal percorso sinusoidale, che, tra natura e artificio, funge da elemento d’interconnessione fra esterno e interno. È l’opera Parterre, cofirmata con l’architetto paesaggista Michela Pasquali, che, nelle intenzioni dell’artista, si presenta come una sorta di “manifesto”: “Perché dichiara immediatamente la mia volontà di invadere il museo”, spiega Montanino. E continua: “Trattandosi di materia vivente, organica, vegetale, il tipo di invasione contiene già l’idea della crescita, germinazione, moltiplicazione che si ritrovano nel percorso della mostra in chiave pittorica e installativa come principio e metodo di lavoro”.
ARTE E METAMORFOSI
Salite le scale, nella prima sala centinaia di oggetti assemblati e dipinti total black seguono l’andamento di una sagoma organica pavimentale bianca, che idealmente scivola dalla parete immacolata. È Self portrait, opera già esposta alla Biennale di Venezia nel 2011, “qui però l’allestimento è completamente diverso e provvisorio” – sottolinea l’artista – “quando avrò l’occasione di riallestirla, prenderà una terza forma e poi una quarta e così via…”; quello che interessa alla Montanino non è la rigidità formale, né tantomeno la sacralizzazione dell’opera in quanto tale, ma l’idea della metamorfosi e della possibilità dell’adattamento “in termini biologici è un po’ quello che fanno gli organismi viventi per la sopravvivenza”.
Anche PANGEA, l’installazione ambientale e scultura abitabile, “social table” che celebra i temi dell’accoglienza, del convivio, della partecipazione, presentata lo scorso settembre alla Casa dell’Architettura, qui è ripensata e predisposta in un modo completamente nuovo. “Diventa una stanza a 360 gradi e si poggia su un’opera stampata in feltro: il pavimento coloratissimo e psichedelico, per poi riflettersi il tutto – fruitore compreso – in una parete di specchi”.
Ancora, tra le opere, spiccano i “ritratti” dei bambini del MAAM che accennano a quell’esperienza così cruciale per l’artista, sfociata nell’intervento permanente a Metropoliz per la ludoteca. (2013). Dietro l’immagine d’insieme, vitale e iridata, l’invito dell’artista a reinventare e ridisegnare la realtà in modo creativo, “nessun può farlo meglio dell’arte, che è pratica di ribellione allo status quo”.
UN MUSEO IN SINTONIA
Si procede fra oltre sessanta lavori: quadri di grande formato, installazioni, assemblaggi, in un all’allestimento che ha visto i curatori Giorgio de Finis e Simona Gavioli unire lavori significativi nel percorso dell’artista a opere nuove, ispirate da questi grandi spazi museali.
“L’esperienza al MARCA, anche per la qualità delle risorse, è stata straordinaria”, conclude Montanino, che sottolinea come lo stesso direttore Rocco Guglielmo – notaio di professione che dirige il museo per passione – artefice di un enorme lavoro sul territorio, si occupi in prima persona, con grande cura, di ogni dettaglio “e questo fa la differenza rispetto alla freddezza costitutiva delle istituzioni”.
Lori Adragna
Catanzaro // fino al 22 maggio 2016
Veronica Montanino – It’s a wonderful world
a cura di Giorgio de Finis e Simona Gavioli
MARCA
Via Alessandro Turco 63
096 1746797
[email protected]
www.museomarca.info
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/52174/veronica-montanino-its-a-wonderful-world/
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