Urs Fischer a Ginevra. Tra falsi amici e analogie

Musée d'art et d'histoire, Ginevra – fino al 17 luglio 2016. L’ala est del museo è interamente dedicata a una selezione dei lavori presenti nella collezione di Dakis Joannou. Massimiliano Gioni delinea un percorso monumentale che non lascia vuoti al centro. Ripercorrendo anche, in parte, la sua storia di curatore.

FISCHER E JOANNOU
Il complesso museale del MAH di Ginevra include il Musée d’art et d’histoire, il Rath, la Maison Tavel e il Cabinet d’arts graphiques. Ma, come sostiene il suo direttore, Jean-Yves Marin, l’arte deve continuare a far reagire le lunghe catene di conoscenza che l’edificio e gli archivi hanno preservato negli anni, scendendo nel reame della contemporaneità. Urs Fischer. False Friends rappresenta anche questo intento, incorporando in sé un atto rigenerativo della trasmissione dei saperi, senza confinarsi meramente in uno sviluppo espositivo determinato, preordinato.
Per la prima volta a Ginevra, una selezionatissima parte della collezione Joannou, in collaborazione con Art For The World, diventa parte di amplificazioni su approcci, analogie e pratiche artistiche di Urs Fischer (Zurigo, 1973; vive a New York). Così come sottolinea il titolo, voluto da Massimiliano Gioni, False Friends – segno di cortocircuiti basati sul doppio senso di alcune parole e scaturiti da una scarsa padronanza di vocabolario, tra lingue differenti – propone venti lavori monumentali dell’artista neo-dada svizzero. Opere interconnesse, però, a interventi scultorei e a dipinti di Althamer, Cattelan, Koons, McCarthy, Cindy Sherman, Kiki Smith, ma anche Gober, Kippenberger e Fischli e Weiss.

Urs Fischer – False Friends – installation view at Musée d'art et d'histoire, Ginevra 2016

Urs Fischer – False Friends – installation view at Musée d’art et d’histoire, Ginevra 2016

UN CONFRONTO DIRETTO
La scelta di porre a confronto diretto, quasi fossero la proiezione fisica l’uno dell’altro, lavori come Dolhouse di Gober, del 1978 e Untitled (Bred House), del 2004-06, restituisce al percorso non solo la statura onirica di un mondo caratterizzato da vertiginosi cambi di scala, ma anche la capacità di rendere la dimensione percettiva, corporea del visitatore, una sorta di sismografo del tempo e delle proporzioni. Linee che intercettano la storia in comune tra Gioni e Joannou.
La sensazione di uno spaesamento guidato, comunque, permane fin dall’inizio del percorso, siglato dall’enorme occhio verticale di Strontium (2015) che, posto a guardia dell’ingresso, spinge a vedere attraverso uno spioncino pittorico, un ciclone rossastro, carnoso di sedimenti acrilici. Proprio al di là del grande pannello di alluminio, a ridosso della parete di supporto, mobile iniziale, la prima ala, dai soffitti altissimi e dalle finestre enormi, si distende attraverso un labirinto arteriale. Qui Mackintosh staccato (2006), Spinoza Rhapsody (2006) e Cioran Handrail (2006), sospesi nel vuoto, affannano il respiro allo specchio di Skinny Afternoon del 2003 e intercettano l’attraversamento del percorso.
Le linee organiche di resina epossidica spingono il visitatore verso le vetrate, dove i plinti bianchissimi sui quali Large Vase of Flowers (1991) e Burgeois Bust (1991) trovano posizione ieratica. Richiamo alla violazione di un’intimità che, poco oltre, What if the telephone rings (2003) e Corner Bed (1986-87) di Gober completeranno, all’interno di un’ansa oscura, nella sala successiva.

Ginevra Bria

Ginevra // fino al 17 luglio 2016
Urs Fischer – False Friends
a cura di Massimiliano Gioni
MUSÉE D’ART ET D’HISTOIRE
Rue Charles-Galland 2
+41 (0)22 4182600 
[email protected]
www.mah-geneve.ch

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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