Animazioni sospese. Una mostra a Washington
Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington – fino al 12 marzo 2017. Computer animation, corpo, realtà virtuale e concreta entrano in dialogo tra le sale della mostra statunitense. Interpretati dalle opere di sei artisti che riflettono sui confini della tecnologia attuale.
FRA TECNOLOGIA E CORPO
La mostra è piccola ma il museo è grandissimo. Ed è pure una collettiva, mentre ai piani superiori trovano grandi spazi le personali di Robert Irwin, Linn Meyers e Barbara Krueger. E tuttavia qui piccolo non è sinonimo di minore. Suspeded Animation è il termine con cui nelle scienze mediche e nella fantascienza si indicano processi atti a rallentare o bloccare funzioni vitali, al fine di sostenere la sopravvivenza. Applicato alla computer animation, il concetto si riferisce alla sostituzione virtuale del corpo fisico. Una parte importante dell’esperienza umana oggi si sviluppa attraverso il rapporto con schermi di varia natura.
E proprio attraverso gli schermi gli artisti presenti in questa mostra ridefiniscono il corpo rielaborando il rapporto tra il sé e la tecnologia. Le loro animazioni, piuttosto che imitare il vero, suggeriscono riflessioni sul rapporto esistente tra realtà e simulazione, e finiscono immancabilmente con il porsi la domanda: il corpo virtuale anziché supportare il corpo reale ne segna la fine? Suspended Animation riunisce i lavori di sei artisti: Ed Atkins, Antoine Catala, Ian Cheng, Josh Kline, Helen Marten e Agnieszka Polska. Ma i tre più estremi dal punto di vista IT sono quelli di Atkins, Polska e Chen.
CHENG E POLSKA
In Emissary in the Squat of Gods [opera vista l’anno scorso alla Fondazione Sandretto di Torino, N.d.R.], l’americano Ian Cheng affianca due proiezioni: una simula la reazione di una comunità primitiva di fronte a una minaccia geologica (l’eruzione di un vulcano); l’altra l’emergere della coscienza individuale secondo le controverse teorie deterministiche dello psicologo americano Julian Jaynes. L’interazione tra i due video e tra i loro protagonisti è solo parzialmente determinata dalla programmazione costruita al computer.
Nel lavoro I’m the mouth, la polacca Agnieszka Polska costruisce un paio di labbra senza corpo che, semi-sommerse in un liquido blu, sussurrano frasi preoccupanti e insieme sensuali. Gli effetti video sono intenzionalmente datati, mentre l’audio e i movimenti della bocca sono leggermente fuori sincrono. Polska per questa opera si è ispirata al fenomeno percettivo conosciuto come ASMR (Autonomous Sensory Meridian Response), in cui lo spettatore sperimenta una sensazione di piacevole formicolio al cuoio capelluto, alla schiena o altre regioni del corpo in risposta a determinati stimoli visivi o uditivi.
L’INQUIETANTE ATKINS
Ma il lavoro più inquietante è senza dubbio quello dell’inglese Ed Atkins, che utilizza per Warm, warm, warm spring mouths la tecnica della motion-capture superformance realizzata dallo stesso artista. Al centro del filmato una figura maschile, misteriosa, con lunghi capelli senza gravità che ne amplificano i movimenti. Recita un poema dello scrittore americano Gilbert Sorrentino accompagnato da rumori che sottolineano la tecnica narrativa non convenzionale. Il corpo e il viso sono realistici ma la figura, priva di qualsiasi empatia, vive sospesa in un purgatorio computerizzato che diventa per Atkins il punto di osservazione privilegiato per esaminare identità digital infected.
Aldo Premoli
Washington // fino al 12 marzo 2017
Suspended Animation
a cura di Gianni Jetzer
HIRSHHORN MUSEUM
Independence Avenue at Seventh Street SW
+1 (0)202 6331000
http://hirshhorn.si.edu
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