Gravità del caso. Calder e Fischli&Weiss a Basilea

Fondation Beyeler, Riehen – fino al 4 settembre 2016. I due artisti svizzeri rispondono, ponendo nuove domande, al grande maestro americano. Tra lotte contro la gravità e posizioni necessarie, scultura, pittura, disegno, film e fotografia elevano all’infinito qualità contrarie.

UN DIALOGO A TRE VOCI
L’improvvisazione dell’equilibrio e la ricerca di stasi accompagnano con alternanza ciascuna delle sale bianchissime di Fondazione Beyeler. La mostra che accoglierà una buona parte dei quasi 100mila annuali visitatori di Art Basel e che incornicerà i convivi più esclusivi della settimana globale dell’arte.
Dopo la presentazione delle Calder Gallery I-III (2012-2015) e la collaborazione con la Calder Foundation, la mostra Alexander Calder & Fischli/Weiss propone un dialogo di similitudini tra dimensioni dinamiche gravitazionali e ritmi ipostatizzati. Tra il movimento in essere di Alexander Calder (Lawntown, 1898 – New York, 1976) e l’essere fissato nel movimento degli svizzeri Peter Fischli (1952) e David Weiss (1946-2012). La mostra, curata da Theodora Vischer, senior curator della Fondation Beyeler, è nata anche grazie alla stretta collaborazione con la Calder Foundation di New York e con l’artista Peter Fischli – che ha allestito anche lavori provenienti dalla propria collezione privata.

Installation view of the exhibition “Alexander Calder & Fischli/Weiss”, Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2016; © Peter Fischli David Weiss / 2016 Calder Foundation, New York / ProLitteris, Zurich Photographs by Mark Niedermann

Installation view of the exhibition “Alexander Calder & Fischli/Weiss”, Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2016; © Peter Fischli David Weiss / 2016 Calder Foundation, New York / ProLitteris, Zurich
Photographs by Mark Niedermann

GIOCHI DI FORME
All’inizio della mostra, due figure di peluche, di piccola taglia, sono state poste a pavimento, adagiate su una coperta di lana grigia, e travestite, all’apparenza, da un panda bianco e nero e da un topo grigio (Rat and Bear (Sleeping), 2008). Entrambi i personaggi appaiono distesi, dormienti anche se quasi persi nei loro sonni di mondi fantastici, assorti in immaginari da fiaba.
Sopra le loro teste è stato sospeso un mobile di Calder che rimane appoggiato all’aria grazie a un sottile cavo di acciaio, un assemblaggio di equilibri che all’estremità terminano in numerosi dischi di metallo bianco (Snow Flurry, 1950). Un bilanciere albino che risente con estrema sensibilità delle vibrazioni dell’aria e preannuncia solo in parte l’opera di Calder selezionata in mostra, a partire dalla realizzazione di Cirque Calder negli Anni Venti, al passaggio dell’artista verso l’astrazione e quindi ai mobiles al principio del decennio successivo, fino al gioco magistrale e folgorante con le possibilità formali che ne è scaturito.

Installation view of the exhibition “Alexander Calder & Fischli/Weiss”, Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2016; © Peter Fischli David Weiss / 2016 Calder Foundation, New York / ProLitteris, Zurich Photographs by Mark Niedermann

Installation view of the exhibition “Alexander Calder & Fischli/Weiss”, Fondation Beyeler, Riehen/Basel, 2016; © Peter Fischli David Weiss / 2016 Calder Foundation, New York / ProLitteris, Zurich
Photographs by Mark Niedermann

UMORISMI A CONFRONTO
Successivamente a questa prima coppia di lavori, la Beyeler dispiega progetti concreti del duo svizzero quali Walls, Corners, Tubes (2012) e Standing Corner (2009) che dialogano in remoto, da stanza a stanza, anche a livello interno, come fossero un’evoluzione della serie fotografica Equilibres (A Quiet Afternoon) (1984–86) e della proiezione The Way Things Go (1987). In questo percorso, il paradosso appare come destituzione della profondità, disposizione degli eventi alla superficie, dispiegamento del linguaggio lungo tale limite.
L’umorismo, in Fischli&Weiss diventa arte della superficie, contro la vecchia ironia, come l’arte della profondità o delle altezze di Calder. Qui gli eventi, nella loro differenza radicale con le cose del mondo, non sono più cercati nella profondità ma nella superficie, nel sottile vapore inconsistente che fugge dai corpi di materia, pellicola senza volume che li circonda, specchio che li riflette, scacchiera che li pianifica. In ogni lavoro alla Beyeler, neutralità, impassibilità dell’evento, indifferenza alle determinazioni dell’interno e dell’esterno, dell’individuale e del collettivo, del particolare e del generale, sono una costante senza la quale la fenomenologia dell’equilibrio non avrebbe verità eterna e non potrebbe distinguersi dalle sue effettuazioni temporali.

Ginevra Bria

Riehen // fino al 4 settembre 2016
Alexander Calder & Fischli/Weiss
a cura di Theodora Vischer
FONDATION BEYELER
Baselstrasse 101
+41 (0)61 6459700
[email protected]
www.beyeler.com

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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