MOGLIE DI JOHN LENNON, ANCHE MA NON SOPRATTUTTO
Il Musée d’art contemporain de Lyon ospita la prima retrospettiva francese di Yoko Ono sotto la curatela di Jon Hendricks. Progettato da Renzo Piano nella Cité Internationale, si affaccia sul meraviglioso Parc de la Tête d’Or, e alla vincitrice del Leone d’Oro alla 53. Biennale veneziana ha dedicato tutti i suoi di 3mila mq di superficie espositiva.
Nata nel 1933 a Tokyo, Yoko Ono è rimasta fedele con disinvolta eleganza a un’idea di arte fatta di partecipazione, consapevolezza, uguaglianza, che risente in modo sottile di ciò che la filosofia estetica del suo Paese definisce wabi sabi.
Nei più di cento lavori esposti, realizzati dal 1952 al 2016, preserva il vissuto con il filo diabolico della memoria: la sua produzione prestigiosa impone le sue poliedriche qualità espressive affermandosi oltre la notorietà principale, ovvero essere stata la moglie-musa di John Lennon. Disegni, istallazioni, istruzioni, poesie, sculture, performance, canzoni, video conducono un discorso malioso, eccentrico sempre aderente alla società, alla politica, all’individuo e costanti nel loro senso di fluidità.
BORGHESIA DIMEZZATA
Tra gli elmetti militari capovolti sospesi a mezz’aria come nidi contenenti pezzi di puzzle, le postazioni scacchistiche duchampiane in cui tutto è bianco e la partita impossibile (Play it By trust), le zolle di terra coniche simboli della violenza subita dalle donne, le centinaia di contenitori tutti uguali e trasparenti contenenti la stessa quantità d’acqua con sopra l’etichetta scritta a mano di musicisti, artisti, poeti, scienziati (We are all water); le scale in legno su cui salire per guardare, e il grande labirinto di vetro al cui centro è posto un water, Yoko Ono spiazza, obbliga a sorridere, riflettere, e cattura, come una calamita nel suo mondo. E proprio una calamita di enormi proporzioni caratterizza un’opera giocata sui colori bianco e nero che attrae su una parete di una stanza di cucina tutti gli oggetti metallici, fermandoli a mezz’aria come in un frame cinematografico.
Il salotto borghese, nella Paese della grande borghesia, viene sezionato a metà: sedie, piatti tavoli, orpelli, tappeti; o nel doppio tempo storico, 1965 e poi 2013, in Cut Piece, video trasmesso in contemporanea di una Ono immobile che si fa tagliare via i vestiti dal pubblico fino alla nudità, affascinante e coraggiosa conserva intatto il messaggio di delicatezza poetica.
QUANDO SORGERÀ L’ALBA
Titolo scelto per la mostra è Lumière de l’aube, accorto omaggio ai fratelli Lumière, e opera coinvolgente posta a fine percorso, fatta di un questionario da compilare prima di entrare in una stanza sotto una coperta scura. Nella stanza, da sotto la coperta, si percepirà l’arrivo lieve dell’alba, fino alla massima intensità della luce, al degradare lento che raggiunge il buio.
Il richiamo all’arrivo della luce dell’alba, vero passepartout del suo fare, era già presente nel celebre video clip di Imagine; girato a Tittenhurst Park nel 1971, Yoko Ono e John Lennon camminano attraverso la prime luci dell’alba fino a una grande villa, seduto al piano in un immenso salone bianco e spoglio John canta mentre Yoko lentamente apre tutte le imposte. La luce invade pian piano la sala finché si rischiara completamente, a quel punto può sedere silenziosa accanto a lui. Il video è proiettato in mostra, toccante, doloroso, intenso malgrado il tempo trascorso, esattamente come le opere di Yoko Ono.
Edmondo Bertaina
Lione // fino al 17 luglio 2016
Yoko Ono – Lumière de l’aube
a cura di Jon Hendricks
MAC – MUSEE D’ART CONTEMPORAIN
81 quai Charles de Gaulle
+33 (0)4 72691717
[email protected]
www.mac-lyon.com
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