Trasformare la tradizione. Ai Weiwei a Vienna
21er Haus, Vienna – fino al 20 novembre 2016. Controverso e chiacchierato, Ai Weiwei porta in Austria un’installazione che fa riflettere sul valore della tradizione e di un passato da ricomporre nel presente. Mentre il futuro resta un capitolo con il quale fare i conti.
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LA TRADIZIONE, OGGI
Ricostruzione e metamorfosi. Tradizione e presente. Sono questi i concetti che si impongono allo sguardo una volta varcata la soglia del Museo d’arte contemporanea 21er Haus di Vienna. È qui che trova momentaneamente dimora l’antico tempio della dinastia Ming, acquistato e ora ricostruito da Ai Weiwei (Pechino, 1957) in quello che, nel 1958, fu concepito come padiglione temporaneo per l’Expo di Brussels. Condannata a essere demolita, la struttura conobbe invece una rinascita, approdando nella città viennese e trasformandosi in un museo d’arte contemporanea. A conferma che non tutto è destinato a esaurirsi e spegnersi. Proprio come il tempio di una dinastia vissuta settecento anni fa, esportato per la prima volta oltre i confini cinesi come imponente protagonista di translocation – transformation, la mostra curata da Alfred Weidinger.
TRA STORIA E MISTICISMO
Alto quattordici metri e composto di 1300 elementi in legno, lo scheletro dell’edificio occupa il cuore del museo viennese, aprendo lo spazio a una dimensione altra, fatta di misticismo e di inevitabile assenza. Assenza di un passato che rimane tale, ma che incide sul presente con un peso – fisico e concettuale – che non sfugge a una visione d’insieme. Al pari dei frammenti di teiere sparsi a terra, ordito e trama di Spouts, un metaforico tappeto che allude non soltanto a una tradizione insita nella cultura cinese, ma anche all’attività commerciale praticata dalla famiglia Wang, antica proprietaria del tempio. Passato e presente si fondono nel fare artistico di Ai Weiwei, che oscilla tra un’implacabile critica a una storia sempre attuale e un legame fiducioso con la tradizione che, come lui ci rivela in una sfuggente chiacchierata, “assume nuova vita a seconda dell’interpretazione che ciascuno di noi le attribuisce”. Mutevole e polimorfa, la tradizione ammanta anche la scala dell’Upper Belvedere, assumendo le sembianze di Lu, la creatura intessuta da Ai Weiwei secondo l’iconico stile degli aquiloni cinesi.
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Ai Weiwei, F Lotus, 2016 (c) Ai Weiwei Studio, photo (c) Belvedere, Vienna
POLITICA AD ARTE
Se, nei giardini del Belvedere, le bronzee teste mozzate che compongono il carosello zoomorfo di Circle of Animals/Zodiac Heads esprimono una indiscutibile presa di posizione nei confronti della violenta operazione compiuta, nel 1860, dalle truppe inglesi e francesi ai danni della fontana-orologio dell’Antico Palazzo d’Estate di Pechino, l’atmosfera che si respira nel padiglione del museo 21er Haus appare sospesa e quasi silenziosa, lasciando per una volta il clamore della polemica fuori dalla porta. Se, per Ai Weiwei, l’arte vuole essere una questione politica – come dimostrato dall’ondata di salvagenti arancioni che fluttua, immobile, a comporre F Lotus nello stagno dei Giardini del Belvedere e che avvolgerà, mutate le latitudini, anche la facciata di Palazzo Strozzi a Firenze – nel museo contemporaneo viennese sembra prevalere, finalmente, un po’ di quell’amore per il proprio lavoro che Ai Weiwei consiglia alle giovani leve dell’arte, decise a cimentarsi con un mestiere non semplice. “È difficile stabilire come un artista diventa un artista. Bisogna vivere e fare esperienza, apprendendo nuove competenze e appassionandosi alle proprie azioni”. Forse, al di là della politica, il segreto della creatività è tutto qui.
Arianna Testino
Vienna // fino al 20 novembre 2016
AI WEIWEI translocation – transformation
a cura di Alfred Weidinger
21ER HAUS
Arsenalstraße 1
+43 1 79 55 77 70
[email protected]
www.21erhaus.at
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