ULTRACORPI INVASORI
L’ultracorpo è il cuore della mostra aostana dedicata a Enrico Baj (Milano, 1924 – Vergiate, 2003). Una figuretta inquietante e divertente che troviamo lungo tutto il cammino dell’artista.
La rassegna si apre con opere del periodo nucleare, uno dei più intensi e intelligenti del pittore milanese, che nei vorticosi Anni Cinquanta aveva contatti con gli stranieri del Gruppo CoBrA e con il mondo della ceramica di Albisola, in particolare con Asger Jorn.
È una dimensione fantastica quella nella quale si viene immersi, fatta di tremendi animali, di bambini nucleari. Ci sono la Zia Vania – un chiaro riferimento a Čechov, e alcuni Trillalì-Trillalà. L’ultracorpo è presente nei mobili e negli specchi. Creature estrapolate da un contesto e inserite in un altro, fatto di fodere e drapperie. Senza dimenticare il mondo militare, che emerge da Parata a sei del 1964. Baj si fa beffe della retorica vuota del militarismo. È il 1965 quando l’artista, come racconta la moglie Roberta fra le pagine del catalogo, ha con la Francia un rapporto intenso. Frequenta Duchamp, ma soprattutto lo scrittore Queneau del quale si intravvedono tracce nelle opere di quegli anni. Il legame con la Patafisica è forte.
IRONIA E TRADIZIONE
La mostra propone una serie di lavori molto divertenti, rari a vedersi esposti, come Le modificazioni, in cui l’artista inserisce i suoi mostriciattoli, le sue creature spaziali all’interno di quadri di altri, acquistati nei mercati. Paesaggi, ritratti, opere di pessimo gusto. Lo spiazzamento è evidente: sembra di trovarsi all’interno dei B Movie di fantascienza americani, girati in quegli anni. Gli ultracorpi, con il petto coperto di medaglie, abbracciano le donne nude. Vieni qua, biondina è del 1959, così come La mondana con gli ultracorpi, intenta ad accendersi una sigaretta. Sono nudi anche Adamo ed Eva del 1964. Un ultracorpo li sta rimproverando, parrebbe un soggetto di tematica sacra, certo riletto alla Baj-maniera: nulla di blasfemo, soltanto la gioia di prendere in giro l’iconografia della tradizione.
Non mancano le sculture con i Meccano, che riportano sempre a una dimensione infantile, l’infanzia di chi crea e quella di chi legge.
LARGO ALL’APOCALISSE
La mostra si chiude con L’Apocalisse, un’installazione a composizione variabile fatta di silhouette in legno, ricreata appositamente per l’occasione, datata 1978-1983. I personaggi, ultracorpi naturalmente, hanno nomi improbabili, Sputafuoco, Mangiagiduglie, ma anche Linguadicazzo e Cacacazzo: i giochi stavano cambiando.
Angela Madesani
Aosta // fino al 9 ottobre 2016
Enrico Baj – L’invasione degli ultracorpi
a cura di Chiara Gatti
Catalogo Silvana Editoriale
MAR
Piazza Roncas 12
016 5275902
[email protected]
www.regione.vda.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/54382/enrico-baj-linvasione-degli-ultracorpi/
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