Due amici dell’arte. Michelangelo e Vasari in dialogo a Firenze
Palazzo Medici Riccardi, Firenze – fino al 24 luglio 2016. Per la prima volta Firenze accoglie i documenti di maggiore pregio dell’Archivio Vasari, stabilmente conservato nella Museo Casa Vasari, ad Arezzo. Ne emerge il ritratto intimo e commovente di un Buonarroti che, seppur in età avanzata, non può rinunciare a ragionare di arte e architettura. E l’attitudine verso la poesia che gli valse l’appellativo di “artista quadruplo”.
UNA MOSTRA PREZIOSA
Riesce nel “miracolo” di avviare una nuova stagione di collaborazione tra varie istituzioni toscane, la mostra Michelangelo e Vasari. Preziose lettere all’«amico caro» dall’archivio Vasari, in corso a Firenze, nel centralissimo Palazzo Medici Riccardi e, come annunciato, destinata nell’immediato futuro ad essere replicata ad Arezzo. Curata da Elena Capretti e Sergio Risaliti – di nuovo insieme dopo 1564-2014 Michelangelo. Incontrare un artista universale, esperienza espositiva ideata e coordinata da Cristina Acidini per i Musei Capitolini, in concomitanza del 450esimo anniversario della morte del gigante indiscusso dell’arte italiana – l’esposizione tratteggia il profilo umano della poliedrica figura di Giorgio Vasari attraverso l’espediente delle sue epistole destinate a illustri personalità del suo tempo: artisti, committenti, eruditi, ma anche uomini di potere tra cui Cosimo I de’ Medici.
A conferire ulteriore rilievo all’iniziativa è la genesi stessa della mostra. L’ultimazione dell’intervento di restauro che ha coinvolto un cospicuo nucleo delle comunicazioni scritte da Michelangelo Buonarroti e indirizzate a Giorgio Vasari ha infatti concesso l’occasione per promuovere un avvicinamento e una nuova analisi dei preziosi documenti. Oltre al processo conservativo, la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana ha promosso e diretto anche la digitalizzazione dell’intero archivio dell’autore de Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori: già dichiarato di notevole interesse storico e sottoposto a vincolo, tramite decreto ministeriale, risulta di proprietà privata, appartenendo ai fratelli Festari. La tormentata vicenda di cui l’intero corpus documentario è stato protagonista, a partire dal 1687, sembra intanto avviarsi verso una stagione nuova grazie proprio alla digitalizzazione. In tre luoghi – ad Arezzo, presso il Museo di Casa Vasari e l’Archivio di Stato; a Firenze, presso la Biblioteca della Soprintendenza Archivistica e Bibliotecaria della Toscana – l’eredità vasariana è divenuta pienamente accessibile nella forma di circa 12.000 file-immagine ad alta definizione.
“UN LEMBO DEL SECOLO D’ORO”
Nelle vesti di “Ministro della cultura ante litteram” alla corte de’ Medici – così come in quelle di confidente, di consigliere, di biografo e di uomo spinto ad arginare con la parola scritta la “voracità del tempo” – Giorgio Vasari condivide il ruolo di protagonista della mostra fiorentina con Michelangelo. Il disvelamento della relazione di progressiva confidenza tra i due, celebrata dall’autore de Le Vite il quale, con palese vanto, dichiara che nessuno “possa mostrare maggior numero di lettere scritte da lui proprio, né con più affetto che egli ha fatto a me”, si delinea con pienezza nella terza e nella quarta sala. Preceduti dalla ricostruzione delle complesse contingenze legate all’eredità dei manoscritti vasariani e dall’indagine del sodalizio tra l’aretino, Cosimo I de’ Medici – suo principale committente, nonché indefesso estimatore e attento ascoltare di ogni possibile consiglio – e altri contemporanei, gli ambienti a conclusione del percorso espositivo rendono evidenza dell’evoluzione del rapporto epistolare con il Buonarroti.
UN VIAGGIO NELLA PAROLA
Al visitatore il privilegio di concentrarsi sul valore e sul segno della parola scritta, estraniandosi dal contesto. Frase dopo frase, vetrina dopo vetrina, la parola diviene slancio, ispirazione, sentimento, nostalgia, vergogna per gli errori professionali, disaffezione per la creazione, attesa per il divino giudizio post mortem, ma anche tensione per la possibile minaccia di una morte che potrebbe costituire una fine davvero definitiva: fisica sì, ma anche spirituale. “Giunto è già ‘l corso della vita mia” – scrive Michelangelo a Vasari il 19 settembre 1554 – “con tempestoso mar / per fragil barca al comun porto / ov’a render si varca conto e ragion d’ogni opra trista e pia / Onde l’affettuosa fantasia / che l’arte mi fede idol e monarca, / conosco or ben com’era d’error cara”.
Tre i sonetti autografi compresi, oltre ad alcuni schizzi spontanei, nelle lettere destinate al Vasari: anch’essi costituiscono quelle “prove liriche” che l’autore della Cappella Sistina scelse di non pubblicare in vita, ma dalle quali i contemporanei furono ispirati nel coniare la definizione di “artista quadruplo”: Michelangelo pittore, scultore, architetto e poeta. Una mostra documentaria, in cui quel “lembo del secolo d’oro”, attingendo alla definizione che di questo Archivio diede Ugo Ojetti sul Corriere della Sera nel 1908, sembra capace di restituire soprattutto l’ansia di eternità propria dell’esperienza umana.
Valentina Silvestrini
Firenze // fino al 24 luglio 2016
Michelangelo e Vasari.
a cura di Elena Capretti e Sergio Risaliti
PALAZZO MEDICI RICCARDI
Via Camillo Benso Conte Di Cavour 3
055 2760340
www.palazzo-medici.it
www.michelangeloevasari.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/53559/michelangelo-e-vasari/
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