Mondi mai visti. Shahzia Sikander a Roma
Maxxi, Roma – fino al 23 ottobre 2016. L’acclamatissima Shahzia Sikander è al museo capitolino con una mostra splendida, che si realizza tra poesia e sensorialità. C’è praticamente tutto: dialogo, informazione, attualità, storia, trasgressione, intimità, lucidità critica, visionarietà, innovazione, tradizione. Come dei driver, le opere della Sikander favoriscono la comunicazione tra mondi che parlano lingue differenti, smontando provocatoriamente le convenzioni della semiotica e della conoscenza. Generando un impatto visivo fortissimo.
UN’ARTISTA PAKISTANA
Sorto nel 1947 in seguito alla dissoluzione del dominio britannico nel subcontinente indiano, il Pakistan è un paese che attualmente conferma la sua identità islamista, pur avendo radici che affondano nella storia della civiltà indiana. Shahzia Sikander (Lahore, 1969; vive a New York) condensa nella sua opera tutta la contraddittorietà di questo paese segnato da forti tensioni etniche, sociali e culturali e spesso conosciuto solo attraverso descrizioni stereotipate o turistiche. A partire dall’espansione concettuale e formale apportata alla miniatura indo-persiana sino alla rilettura di eventi del passato, l’artista si dedica a un lavoro di recupero e sdoganamento della tradizione visiva e dell’immaginario culturale pakistani, che mette in discussione, in parte delegittimandole, l’arte, la cultura e la storia occidentali. Dalle capigliature delle gopi, alle tracce di alfabeto urdu fino ai paesaggi corrotti di ponente, la Sikander suggerisce la possibilità di creare nuove e convincenti associazioni tra le cose, grazie alla costruzione di un piano dell’immagine multistrato, nel quale la narrazione si fa ambigua, lo spazio una proiezione espandibile e l’identità incerta e fluida.
PROBLEMATIZZARE LA CONOSCENZA
In un’intervista con la storica dell’arte Fereshteh Daftari, Shahzia Sikander dichiara di voler catturare il tempo attraverso lo “spazio interstiziale”: si tratta di un buco, un silenzio, una frattura, una lacuna che agisce come elemento di collisione nei confronti della narrazione e come deflagrazione della continuità della storia. In effetti, da Parallax a The Last Post o anche in The Meta-Book, l’artista integra le immagini della storia e della conoscenza nelle cristallizzazioni meno appariscenti dell’esistenza, tra cesure non sense e vacuità dei significati. Le immagini che vediamo sono, rappresentano, restano, si trasformano: non hanno luoghi assegnabili una volta per tutte e il loro movimento, al pari di quello di un frattale, è caotico, rizomatico ed esponenziale. Tale mutevolezza delle forme, eco delle oscillazioni dei significati, rimanda soprattutto alla sfida dell’artista: riesaminare e re-immaginare la conoscenza, mettendo in discussione lo stato attuale delle cose.
MIRAJ E ALTRE RIVELAZIONI
Il Miraj è il miracoloso viaggio notturno che Maometto compie in sella a Buraq per accogliere la rivelazione di Allah. Shahzia Sikander recupera e rinnova l’immagine archetipica di tale trasvolata mistica per compiere il suo viaggio attraverso l’ignoto e secolarizzare l’inesprimibile: ma così come l’ineffabilità della visione di Maometto non rende possibile che questa possa essere razionalmente descritta e immaginata, allo stesso modo l’indicibilità dei mondi percorsi dall’artista si traduce in forti coloriture poetiche e simboliche. Attraverso un fluido dialogo tra media e linguaggi differenti, strutture empiriche, astratte e testuali si mescolano e si scontrano, dibattendosi nel viluppo della forma e dell’informe, dove diventa veramente arduo soddisfare il nostro autentico desiderio di conoscenza.
Francesca Mattozzi
Roma // fino al 23 ottobre 2016
Shahzia Sikander – Ecstasy As Sublime, Heart As Vector
a cura di Hou Hanru e Anne Palopoli
MAXXI
Via Guido Reni 4a
06 3201954
[email protected]
www.fondazionemaxxi.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/54741/shahzia-sikander-ecstasy-as-sublime-heart-as-vector/
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