UN CAMMINO INTENSO
Ci sono artisti che non è facile e soprattutto non ha senso inserire all’interno di gruppi e movimenti. Tra gli esempi più lampanti in tal senso è quello di Antonio Calderara (1903-1978), pittore raffinato, che dopo una lunga vita nella figurazione è divenuto, tardi, pittore astratto. Stiamo parlando della seconda metà degli Anni Cinquanta e Calderara nasce all’inizio del Novecento. Ma anche qui nessun apparentamento con l’Informale e neppure con l’astrazione geometrica. La sua è un’astrazione lirica del tutto personale. E la bella mostra del LAC di Lugano, curata da Elio Schenini, tutto questo lo spiega tra le sale. Addirittura crea un allestimento particolare per raccontare meglio questa storia. A un certo punto, dopo molti dipinti figurativi, paesaggi, ritratti, più o meno stilizzati, si crea una strettoia spaziale e si arriva all’astrazione. La mostra presenta, in tal senso, una teoria che finalmente sta nel mezzo. C’erano i sostenitori di una rottura drastica tra i due momenti della ricerca pittorica e coloro che dicevano trattarsi di un passaggio obbligato. La mostra luganese presenta una terza via, nel mezzo. Presenta l’intenso cammino di un autore che ha utilizzato la pittura, l’acquerello, la grafica, che ha fatto libri d’artista di grande raffinatezza e ne testimonia la complessità.
PITTURA E LUCE
Si parte dagli Anni Venti, dai panorami milanesi, dal bel ritratto al padre, un elegante signore con il cilindro. Un grande dipinto verticale ha per soggetto la moglie Carmela, importante compagna di una vita. La sua è una pittura di luce, che si lega all’opera di Paul Signac, contemporaneamente esposta nel museo ticinese.
“Spazio colore luce”, scriveva Calderara, “luce che non illumina, luce che è lo spazio, il colore, la struttura, silenzio colore che si annulla nella luce, spazio che è misura di luce, struttura che si costruisce in luce, il più, il meno, il niente, quel niente che se non il tutto sia almeno il pocol’infinito identificato nel finito, il limite, l’uomo”.
CALDERARA, IL COLLEZIONISTA
La rassegna presenta, inoltre, una serie di opere da Lucio Fontana a Getulio Alviani, da Kengiro Azuma – recentemente scomparso – a Josef Albers, raccolte da Calderara durante la sua vita, ora nella Fondazione a lui intestata, sul lago d’Orta. Con il tedesco Albers, docente del Bauhaus e di Yale, dopo il trasferimento in Germania per motivi politici, la relazione è stretta, intensa: condividono lo stesso atteggiamento empirico, di studio nei confronti della pittura, che in taluni casi riesce a dare il senso, lo scopo all’esistenza.
Angela Madesani
Lugano // fino al 22 gennaio 2017
Antonio Calderara – Una luce senza ombre
a cura di Elio Schenini
MASI
Piazza Bernardino Luini 6
+41 058 8664200
[email protected]
www.masilugano.ch
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/56423/antonio-calderara-una-luce-senza-ombre/
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