Profezie informali. Claude Monet a Parma
Villa dei Capolavori, Mamiano di Traversetolo – fino all’11 dicembre 2016. Le famose ninfee di Claude Monet raggiungono la Fondazione Magnani Rocca, protagoniste di una mostra essenziale, che mette in luce le tante anime dell’artista e il suo ruolo di precursore rispetto alla poetica informale.
PAESAGGIO E NINFEE
La Fondazione Magnani Rocca ha scelto di inaugurare la nuova stagione espositiva con il cameo di un grande artista: una delle sale al primo piano della collezione permanente ospita tre tele di Claude Monet (Parigi, 1840 – Giverny, 1926) e, in particolare, un’opera raffigurante le celebri ninfee.
Il paesaggio è stato una delle principali fonti di ispirazione dell’artista francese che, mediante il lavoro en plein air, ha avuto l’intuizione di portare l’atelier direttamente all’aperto, a contatto con la natura, il soggetto che ha sempre voluto ritrarre. La scelta di immergersi sia fisicamente che mentalmente all’interno del soggetto ha permesso a Monet di cogliere ogni singola variazione delle condizioni naturali. L’amore dell’artista per le ninfee risale al 1883, anno in cui si trasferì insieme alla moglie a Giverny. Nel parco della casa, Monet realizzò un giardino e uno stagno, dedicandosi con grande dedizione alla cura di numerose piante, tra cui proprio le ninfee.
UN’OPERA COMMOVENTE
Le Bassin des Nympheas, dipinto nel 1904 e prestato dal Denver Art Museum, è un’opera dalla bellezza commovente: i toni cromatici evidenziano il cambiamento dello stile di Monet e il passaggio dalla pittura paesaggistica a una nuova pittura decorativa. In questo quadro, infatti, lo stagno e soprattutto l’acqua stimolano inaspettate sensazioni visive, dissolvendo forme e materia, attraverso corpose pennellate inedite. La genialità della profezia dell’informale di Monet consiste in un rinnovato ruolo della luce: le forme si dissolvono e si vaporizzano, eliminando per sempre qualsiasi gerarchia esistente tra il centro e il resto dell’immagine.
PRIMA DELL’INFORMALE
Le altre due opere esposte sono Falaises à Pourville, soleil levant, realizzata nel 1897 e conservata presso la stessa Fondazione Magnani Rocca, e Falaise du Petit Ailly à Varengeville, realizzata nel 1896 e proveniente dalla Collezione Tanzi. Il rapporto tra la luce dell’alba e il colore dell’acqua è l’elemento centrale di entrambe le tele. Questa ristretta proposta di opere ha il grande pregio di indagare e approfondire la poetica artistica e stilistica di Monet, da sempre considerato un grande maestro dell’Impressionismo, ma anche un importante anticipatore della pittura moderna. La mostra, infatti, è l’occasione perfetta per accostarsi a una prima anticipazione della pittura informale europea, senza rinunciare però ai tratti peculiari dell’arte di Monet, incentrata sullo studio dell’acqua che avvolge le cose attorno a sé fino a dissolverle.
Anna Fornaciari
Mamiano di Traversetolo // fino all’11 dicembre 2016
Monet – Quelle ninfee che anticiparono l’Informale
FONDAZIONE MAGNANI ROCCA
Via Fondazione Magnani Rocca 4
0521 848327
[email protected]
www.magnanirocca.it
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