SPAZIO ALL’INTERATTIVITÀ
“Less is more”, slogan dell’architettura razionalista e poi minimalista, potrebbe essere il leitmotiv della mostra Digitalife: Immersive Exhibit, parte integrante della rassegna Romaeuropa Festival di quest’anno. Curata da Richard Castelli, esperto di arte digitale, riunisce pochissime opere, ma scelte privilegiando lavori che cercano di “oggettivare” e de-virtualizzare l’opera digitale, secondo una linea emergente fra le ultime tendenze.
Kurt Hentschläger (dello storico duo Granular Synthesis) propone ZEE, un viaggio nella “non visione”, in una fitta nebbia dove l’immaginazione è però stimolata da rapidi effetti luminosi stroboscopici e da una musica-suono che ha improvvise sequenze di allarme. L’installazione gode di un’esistenza totalmente percettiva, tutto avviene nella testa del pubblico, tutto è affidato alle sue percezioni. La chiave del lavoro di Hentschläger è ancora oggi un’intelligente e sofisticata rilettura di alcuni elementi della Club Culture, come suono, eccitazione visiva, trance corporea, ma interrogati sul piano della loro interattività attraverso il “corpo percettivo”, attraverso comunicazioni non schermiche ma immersive. Come quando negli Anni Novanta portava all’estremo le possibilità dell’ascolto di sonorità elettroniche a decibel intollerabili, costringendo parte del pubblico a uscire dal teatro.
ACQUA E 3D
Shiro Takatani, uno dei fondatori del gruppo giapponese Dumb Type (fra i primi a far incontrare new media e performance in una serie di memorabili spettacoli hi-tech/postmodern) presenta, in collaborazione con Richard Castelli, 3D Water Matrix, un affascinante sistema visivo modulabile di una cascata d’acqua nitidamente inscritta in un quadrato. Su questa geometria d’acqua creata da 900 valvole magnetiche dirette da software ideati ad hoc si compongono sinfonie visive e sonore come ST/LL di Takatani e The Sorcerer’s apprentice di Christian Partos. In forma digitalizzata rinasce un’altra grande aspirazione delle avanguardie storiche: utilizzare gli elementi naturali come forma estetica, ridisegnare la natura come linguaggio. I getti d’acqua si dividono e si uniscono, creano forme geometriche o si muovono liberamente, sempre accompagnati dal loro rumore/musica. In un‘epoca in cui l’acqua sta diventando uno dei grandi problemi globali, il lavoro non manca di suggestioni anche in quel senso.
ITALIA PROTAGONISTA
Il collettivo romano None (già presente a Digitalife con un bel progetto sull’ecologia) firma, dopo un lungo work in progress, Deep Dream_Act II. Il design dell’opera ha oggi la forma compiuta di un ambiente fatto di specchi con suggestione 3D, dove le immagini sono in continuo, vorticoso passaggio. Il lavoro mette in risalto soprattutto la caratteristica del flusso d’immagini, in modo forse più affascinato che non critico. Ma il meccanismo dello scorrere all’infinito di volti e azioni (dove, volendo, si può inserirsi attraverso Facebook) ha fascino, e i tanti visi inutilmente sorridenti dei social network scorrono all’infinito, verso la scomparsa. Si parla sempre di limiti della ricerca digitale in Italia. Ed ecco invece il laboratorio Percro, della scuola superiore Sant’Anna dell’Università di Pisa, presentare una serie di ipotesi di robot per l’aiuto agli anziani, per l’aiuto domestico, per l’aiuto alle persone malate. Quest’ultima proposta, quella del digitale a scopo sociale, chiude giustamente la rassegna. I dispositivi sono importanti e offrono la possibilità di intervenire sul corpo modificato dall’età. Se il digitale è necessario come “espressione”, non vuol dire che esso non debba affrontare le sue grandi potenzialità sul piano sociale.
Lorenzo Taiuti
Roma // fino al 27 novembre 2016
Digitalife: Immersive Exhibit
a cura di Richard Castelli
MACRO TESTACCIO
Piazza Orazio Giustiniani 4
06 0608
[email protected]
www.museomacro.org
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/56574/digitalife-2016
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