Musica e rivoluzione. In mostra a Londra
Victoria and Albert Museum, Londra – fino al 26 febbraio 2017. L’istituzione britannica descrive in maniera esaustiva e coinvolgente un quinquennio di cambiamenti epocali, che ha profondamente influenzato e rivoluzionato il mondo in cui oggi viviamo.
UN VIAGGIO NEL TEMPO
Tutti gongolano e battono il piede a tempo di musica tra le sale del Victoria and Albert Museum, c’è anche chi proprio non si può trattenere e canta le canzoni di Jimi Hendrix, dei Beatles, dei Rolling Stones, degli Who, di Bob Dylan e di tutti quegli artisti che, tra gli Anni Sessanta e Settanta, hanno rivoluzionato per sempre il panorama musicale mondiale. Al fine di garantire un’immersione a 360 gradi, i visitatori vengono equipaggiati con auricolari che riproducono una colonna sonora variabile in base alla propria posizione all’interno della mostra. Inizia così un viaggio nel tempo che riporta all’epoca delle rivoluzioni, alcune più riuscite e altre rimaste incompiute, ma tutte combattute con convinzione e tenacia, come testimoniano le fotografie, i poster, i manifesti, gli abiti, i film e i testi delle canzoni scritti e riscritti a mano su diari ingialliti. Un’ambientazione ideale, che fa riassaporare il gusto della libertà, dell’idealismo, della fratellanza, del libertinismo in cui i giovani degli Anni Sessanta hanno creduto e per cui si sono battuti. Per comprendere la vitalità dei protagonisti di questo periodo è essenziale ricordare che si tratta di una generazione nata e cresciuta sul finire della Seconda Guerra Mondiale, in un momento di elevato tasso di natalità post bellica. Nel 1947, più di un milione di bambini nascono nel Regno Unito e allo stesso tempo, oltreoceano, la metà della popolazione degli Stati Uniti ha meno di venticinque anni. Il risultato è che nel cuore degli Anni Sessanta gli americani e gli europei sono in larga parte adolescenti e ventenni, desiderosi di cambiare il mondo.
LOTTA E RIVOLUZIONE
Questi giovani vogliono la rivoluzione, così come recita il titolo della mostra ispirato alla canzone scritta da John Lennon, ma la battaglia si rivela molto ardua.
La repressione della polizia è feroce, Martin Luther King viene assassinato, la guerra in Vietnam continua a mietere vittime e sembra non avere mai fine. Così, mentre i Beatles registrano Revolution nel maggio del 1968, proteste e manifestazioni di dissenso si propagano in una reazione a catena tra Francia, Inghilterra, Polonia, Germania e Stati Uniti. Studenti e lavoratori rivendicano la libertà dell’individuo, i loro diritti civili, protestano contro la guerra in Vietnam e allo stesso tempo donne e omosessuali lottano per la loro emancipazione.
VERSO GLI ANNI SETTANTA E OLTRE
È l’epoca della minigonna, degli hippy, dell’amore libero, del multiculturalismo, dei festival di Woodstock, della LSD e della gara a chi arriverà a sventolare per primo la propria bandiera sulla luna. Con la venuta degli Anni Settanta questa corrente rivoluzionaria si affievolisce e si comincia a riflettere sulle tematiche dell’ambientalismo. A breve appaiono anche i primi computer della Apple, che anticipano il cambiamento epocale dei nostri tempi: l’era di Internet. Un mezzo nelle mani di governi e multinazionali per sorvegliare e controllare il popolo o uno strumento di libertà, creatività e condivisione, se utilizzato dai cittadini per concretizzare gli ideali degli Anni Sessanta e portare a termine rivoluzioni ancora incompiute.
Federica Beretta
Londra // fino al 26 febbraio 2017
You Say You Want A Revolution? Records and Rebels 1966-1970
a cura di Victoria Brockes e Geoffrey Marsh
VICTORIA AND ALBERT MUSEUM
Cromwell Road
+44 (0)20 79422000
[email protected]
www.vam.ac.uk
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati