La vita ritrovata in un prato fiorito. Zoran Music a Lugano
Fondazione Gabriele e Anna Braglia, Lugano – fino al 17 dicembre 2016. La sede svizzera ospita una sessantina di opere dell’artista sloveno. Una vita segnata dalla prigionia nel campo di concentramento di Dachau e dal rifugio nell’arte, spiraglio di speranza.
LA MOSTRA
Le luci, all’interno degli spazi, sono soffuse. Delicatamente accarezzano e si appoggiano sulle tele, in modo tale che i soggetti dipinti sembrino acquistare vita propria. Quando ci s’imbatte nei canali e nei rimorchiatori della laguna veneziana, nella Chiesa di San Marco, nei Motivi Dalmati, nei Cavallini o nelle immagini della coppia Zoran Music (1909-2005), Ida Barbarigo Cadorin, la sensazione è di rassicurante tranquillità e pace. Ma quando l’occhio sfiora con lo sguardo la serie Nous ne sommes pas les derniers, l’animo, come trafitto da lame affilate, si ribella, ritraendosi profondamente disturbato. E in questo caso l’illuminazione sembra intensificare l’impatto emotivo delle opere, dando quasi vita alla Morte personificata da Music, e da tutti i suoi compagni di prigionia a Dachau. I colori sono tenui, quasi si mescolano in un monocromatismo che sembra richiamare l’aridità del paesaggio al campo di concentramento, e dei cuori che assistono impotenti alla supremazia della morte e della violenza. “Tutta la mia vita è girata intorno a una sola tematica: quel paesaggio desertico che è la vita. Una vita bruciata dal sole e battuta dal vento”, spiegherà l’artista in seguito.
ZORAN MUSIC
Nato a Gorizia nel 1909, Music frequentò l’Accademia di Belle Arti di Zagabria, restando influenzato dalle espressioni artistiche di Georg Grosz, Otto Dix, Gustav Klimt, Egon Schiele, Goya ed El Greco. Dietro le più promettenti aspettative, un destino beffardo sembrava attendere Anton Zoran Music. La sua bella presenza attirò l’attenzione delle SS, che lo invitarono ad arruolarsi al loro interno. Rifiutò, provocando la sua deportazione a Dachau. Qui pezzetti di carta e matite fortuiti, coi quali realizzava schizzi per distrarsi, furono la sua ancora di salvezza dalla disperazione. È grazie ai disegni che, una volta sopravvissuto al campo di sterminio, realizzerà i suoi quadri più toccanti e celebri, il cui titolo rimanda alla consapevolezza che, terminata una guerra, un’altra ne seguirà, e la stessa provocherà ulteriori vittime. L’entusiasmo per la vita lo ritroverà a Venezia, che omaggerà a più riprese nel corso della sua opera, e nella semplicità della natura a Cortina d’Ampezzo.
LA FONDAZIONE GABRIELE E ANNA BRAGLIA
La Fondazione è nata dalla volontà dei coniugi Braglia di riunire ed esporre le opere collezionate nel corso degli anni. Fu a Cortina d’Ampezzo che la coppia conobbe personalmente Zoran Music e si innamorò della sua arte attraverso Motivo italiano, il disegno a pastello che ritrae i prati fioriti della zona. Negli anni la conoscenza si tramutò in amicizia, e a quell’opera, acquistata nel lontano 1962, ne seguirono altre, fino alle 68 esposte alla Fondazione. Obiettivo della Fondazione, senza scopo di lucro, è condividere la gioia dell’arte con i visitatori. La prima esposizione, Nolde, Klee & Der Blaue Reiter, che ha chiuso i battenti lo scorso giugno, ha riscosso un impressionante successo di pubblico.
Lorenza Sala
Lugano // fino al 17 dicembre 2016
Zoran Music – La Collezione Braglia
a cura di Gaia Regazzoni Jäggli
FONDAZIONE GABRIELE E ANNA BRAGLIA
Riva Antonio Caccia 6a
+41 (0) 91 980 08 88
[email protected]
www.fondazionebraglia.ch
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/56354/zoran-music-la-fondazione-braglia/
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