Uno scultore trascurato. Giacinto Cerone a Milano
Galleria Gruppo Credito Valtellinese, Milano – fino al 21 gennaio 2017. Una selezione ragionata di grandi opere bianche esprime tutta la drammatica intensità della ricerca di uno scultore un po’ trascurato, ma portatore sano di una ricerca frenetica sulla materia e la forma. Guardando alla natura e al suo disfacimento.
In Caramellone del 1993 c’è già tutto il suo mondo: la costruzione delle forme sfatte, drammatiche; l’accumulazione e le ritorsioni della materia, il sospirato avvicendarsi di sovrapposizioni, piani formali grezzi e il dialettico confronto tra progetto e tumulto. Questa scultura di gesso, alta circa due metri, è una delle opere che compongono la genealogia di una mostra da non perdere, perché palesa l’universo di Giacinto Cerone (Melfi, 1957 – Roma, 2004) con efficacia, merito di un’idea curatoriale – quella di Raffaele Gavarro – anche rivelatrice, poiché restringendo la selezione a un numero relativamente esiguo di opere riesce comunque a esaltare la nomenclatura della sua ricerca.
UN ARTISTA TRASCURATO
La mostra Giacinto Cerone. Santo e contrario – promossa dalla Galleria Gruppo Credito Valtellinese, in collaborazione con l’Archivio Cerone, coordinato dalla moglie Elena – è un omaggio riuscito a un maestro della scultura italiana troppo spesso trascurato nelle mostre di ricognizione e dalla storiografia del contemporaneo. Se non addirittura ignorato, e questo appare oltre che ingiusto anche paradossale, considerando l’estrema vivacità della sua scultura, sempre incline a una dialettica ricostruzione di una realtà frantumata, che non a caso – come suggerisce lo stesso Gavarro – trova alcune affinità con qualche artista contemporaneo, come Alis/Filiol e Roberto Cuoghi, ma si potrebbe nominare, per esempio, anche Luca Monterastelli.
Per Gavarro, le letture che includono Cerone in un’area post-informale sono da rivedere, poiché il corpus che compone l’itinerario dell’artista è autonomo rispetto a certi generi della scultura: Cerone, infatti, è più drammatico, vivo, anche ironico, ha un rapporto fisico con la materia, guarda alla storia dell’arte (Medardo Rosso, per esempio), ma è un solitario, rimane appartato proprio per questo. E poi “l’origine del suo lavoro è legata all’architettura ma anche all’idea di una modernità non pacificata”.
MATERIA AL CENTRO
Dopo la retrospettiva alla GNAM del 2011 – con un catalogo, edito da Electa, che ricostruisce tutto il percorso dell’artista lucano, attraverso diversi testi, tra cui quello di Peppino Appella, che fu il primo a interessarsi alla sua opera – e quella del MACRO sulle carte di qualche tempo dopo, questa mostra si concentra esclusivamente su sculture bianche di varie datazioni, completandosi con una ristretta selezione di grandi carte. La considera ironicamente “poco ortodossa”, Gavarro, che ha così concepito un percorso con connotazioni anche installative evidenti. Nel candore del bianco c’è una frenetica esasperazione di brandelli di materia, tra gessi e ceramiche, anche dell’ultimissimo periodo. Così come emerge dalle pagine del catalogo, edito da Manfredi edizioni, questa mostra è anche l’incontro tra un artista che non c’è più e un curatore con cui ha condiviso una parte importante della sua storia. “Ogni volta lavorare con Giacinto era un impegno molto intenso dal punto di vista teorico”, sottolinea lo stesso Gavarro.
Lorenzo Madaro
Milano // fino al 21 gennaio 2017
Giacinto Cerone – Santo e contrario
a cura di Raffaele Gavarro
GALLERIA GRUPPO CREDITO VALTELLINESE
Corso Magenta 59
02 48008015
[email protected]
www.creval.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/57451/giacinto-cerone-santo-e-contrario/
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