Atla(S)now, appunti di viaggio dalle vette del Nord Africa. Il racconto di Angelo Bellobono e Alessandro Facente
Video, fotografie e memorie di Angelo Bellobono e Alessandro Facente, dal loro ultimo viaggio in Marocco, nel pressi di Marrakech. Prosegue il progetto Atla(S)now, piattaforma creativa e di dialogo con le popolazioni dei villaggi berberi, tra arte contemporanea, sport e antropologia
Ci troviamo fra le montagne di Marrakech, per l’esattezza sulle cime del Toubkal, la vetta più alta delle catene dell’Atlas marocchino, il tetto del Nord Africa. 4200 metri dai villaggi di Imlil e Oukaimeden: una prospettiva straordinaria e differente da cui guardare questo frammento di mondo, periferia geografica e culturale di cui, ormai da molti mesi, Angelo Bellobono studia tratti, sfumature, caratteristiche. Da quando, cioè, è stato selezionato per partecipare con un progetto parallelo della Biennale di Marrakech e ha avviato la sua complessa e intensa avventura tra le popolazioni berbere, scegliendo come insolito strumento di relazione proprio l’arte contemporanea, abbinata alla pratica dello sci (sport di cui Bellobono è maestro).
Oggi l’artista è tornato in quelle zone insieme ad Alessandro Facente, che curerà un nuovo step, organizzando alcune residenze. L’intero progetto è basato sulla possibilità di stabilire dei canali di contatto con le comunità locali, attuando sul territorio una serie di interventi di natura creativa, con risvolti sociali e antropologici. Qui, ha preso vita il Museo Diffuso di Atla(s)now, un percorso di opere e di laboratori, realizzati insieme alle popolazioni residenti.
Racconta Bellobono: “Le opere realizzate sono state pensate per coinvolgere tanto gli abitanti, quanto i molti turisti che attraversano numerosi questo fantastico territorio.
Così lo Djellaba, il costume tradizionale, è diventato, con l’aiuto di sarte locali, un abito che lascia intravedere i corpi e il paesaggio, attraverso una membrana di ghiaccio che può proteggere ma anche sciogliersi con il calore che i rapporti sani tra gli uomini sprigionano. Un invito a vedere attraverso i muri dell’appartenenza e dei luoghi comuni. L’opera è ora collocata al centro di una casa piattaforma sospesa, un chiostro senza tempo nè religione, dove il vento la muove e la luce l’attraversa.
Di grande fascino visivo e concettuale sono poi gli sci e gli scarponi-scultura, realizzati con i muratori locali con argilla, paglia e cemento, gli stessi elementi utilizzati da millenni per la costruzione delle case di questi villaggi.
Poi, le pietre raccolte sulle cime circostanti, dipinte in un workshop con i bambini e le bambine (cosa straordinaria in un paese islamico) del villaggio, costruiscono ora un ideale porta d’ingresso ai sentieri delle alte montagne.
Molti i dipinti realizzati su supporti in legno di noce del luogo, usati da sempre come pagine su cui i Berberi scrivono i loro contratti. Alcuni sono ritratti di coloro che contribuiscono quotidianamente alla realizzazione del questo; ritratti che ognuno di essi ha collocato orgogliosamente nella propria casa, diventata così parte di questo percorso museale attivo e condiviso.
Infine, il primo corso di formazione per maestri di sci ha visto la partecipazione di circa 10 ragazzi del villaggio di Imlil e l’implementazione del primo noleggio di sci gestito dagli stessi e realizzato con i materiali forniti dai noleggi di Cortina e Cervinia.”
L’attuale sopralluogo, effettuato insieme a Facente, sfocerà nel programma di residenze previsto per gennaio 2013. Gli artisti, ospiti dell’ecoresort “Kasbah du Toubkal” e del centro di residenze e ricerca “Dar Toubkal” dell’associazione “Mountain Prope”, condivideranno la loro esperienza con antropologi, ingegneri ambientali e biologi delle fondazioni “Summit Foundation”, “Basin de Imlil” e “Marocco experience”, oltre che con gli studenti della “Scuola di arti visive e cinema di Marrakech” (ESAV), dove Bellobono ha già ottenuto una master class.
“Gli artisti dissemineranno i loro lavori nel territorio, trovando loro il punto che meglio possa ospitare cosa hanno in mente”, spiega Facente. “Parliamo di un territorio radicale, pieno di contraddizioni, lontano dagli standard occidentali, legati a rituali antichi e dove l’arte contemporanea è una realtà inesistente. Il grande lavoro sarà quindi partire da zero introducendo la comunità a questi linguaggi, però senza alterarne le condizioni attuali: si tratterà perciò di rinunciare ai consueti dettami a cui siamo abituati e ricominciare a parlare di arte in senso quasi “primitivo” con tutto ciò che può significare questo termine”.
Il video, girato nella prima settimana di agosto, racconta il progetto, mostrando alcune immagini dai territori coinvolti…
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