Gea Casolaro. Viaggio al termine della notte, ricordando L’Aquila

Un video dedicato da Gea Casolaro alla tragedia dell'Aquila, due anni dopo il terremoto che ne segnò il destino. Un video pubblicato oggi, a pochi giorni dal quarto anniversario. Un percorso nella notte verso la luce, tra i fantasmi della memoria e la speranza di una vita che non si arresta...

Era il 6 aprile del 2009. Alle tre e mezza della notte un evento sismico straordinario colpiva la città dell’Aquila, sventrando interi edifici e consegnando alla storia una città fantasma, congelata nell’orrore delle macerie. Agghiacciante il bilancio finale: 308 vittime, 1500 feriti, 10 miliardi di euro di danni. Questa ferita aperta nel cuore del Paese, difficile da rimarginare – anche per via delle odiose lentezze nel processo di ricostruzione del centro urbano – ha coinvolto in più occasioni anche il mondo della cultura e dell’arte contemporanea. Incontri, dibattiti, saggi, riflessioni, ma anche opere d’arte, performance, produzioni musicali si sono susseguiti con accorata partecipazione. L’ultima esperienza creativa porta la firma di Gea Casolaro, artista romana, nota per il suo lavoro saturo di impegno sociale e attraversato da una forte componente umana. Il 31 dicembre del 2011, esattamente mille e un giorno dopo la tragedia, Gea ha realizzato un video a L’Aquila, “per ricordare la situazione ancora stagnante e al tempo stesso dare sostegno e speranza agli abitanti della città”.

L'Aquila

L’Aquila

A poco meno di un mese dal quarto anniversario del terremoto, Artribune pubblica il video in versione integrale: un progetto inedito, che sceglie il web come strumento di diffusione capillare e di condivisione.
La camera attraversa i vicoli disabitati, gli angoli solitari e rassegnati all’abbandono, passando dal buio pesto alla luce ambrata dei pochi lampioni accesi: un viaggio al termine della notte, circospetto, silenzioso, raccolto, col fiato sospeso e la malinconia nello sguardo; puntando, idealmente, verso l’alba. Tra i ponteggi addossati alle facciate, i palazzi diroccati, i cumuli di terra e di pietre, le saracinesche calate e le persiane chiuse, il percorso in mezzo al vuoto appare come un’operazione immaginifica: l’occhio e la camera diventano un dispositivo scopico che, accarezzando i luoghi e le cose, prende a produrre visioni. Così, nei 23 minuti esatti del film, i fantasmi di quella maledetta notte, insieme alle voci del futuro, si condensano sulla linea che congiunge il piano del reale, quello della memoria e quello dell’immaginazione.

L'Aquila

L’Aquila

In chiusura, un unico commento muto, parole scritte bianco su nero: “Ricostruire L’Aquila, per chi dal 6 aprile 2009 è rimasto nel buio e per tutti quelli che, da allora, sono venuti alla luce.” Di seguito un muro di nomi, che scorre sullo schermo: quelli dei bambini nati dopo il terremoto. Testimonianza di vita e di resistenza, sussurrata in fondo alla notte, a fugare l’ombra del terrore.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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