Ricordando il re del “put together”. Ottavio Missoni si racconta
Un'intervista recente a Ottavio Missoni, fondatore, assieme alla moglie Rosita, della storica casa di moda nata nel 1953 in provincia di Varese. Missoni muore a 92 anni, lo scorso 9 maggio, nella sua villa di Sumirago, che era anche quartier generale dell'azienda di famiglia
Se n’è andato con un’ombra nel cuore, Ottavio Missoni. Los corso gennaio il figlio Vittorio, impegnato con i fratelli Luca e Angela nella gestione dell’azienda di famiglia, scompariva a bordo del suo piccolo aereo privato, tra i cieli di Los Roques, in Venezuela. Un perdita immensa, una dolore piantato come una croce al termine di una vita costellata di affetti e di successi, accanto all’inseparabile moglie Rosita. Un dolore che forse, al vulcanico stilista, aveva tolto la forza o anche solo la motivazione. Pochi giorni fa uno scompenso cardiaco, un ricovero d’urgenza e poi il ritorno nella sua villa di Sumirago, in provincia di Varese. Aspettando di morire. All’alba del 9 maggio Missoni ha chiuso gli occhi per sempre. “Serenamente”, come specificato dalla nota ufficiale diffusa poche ore dopo.
Si chiude così la parabola di una lunga avventura di lavoro e di energia creativa: Ottavio, atleta coriaceo, brillante imprenditore e appassionato artista-artigiano, uno che si era conquistato otto titoli nazionali per l’atletica leggera e che aveva affrontato anche la durezza della guerra, a un certo punto s’era messo a fare stoffe. Definitivamente contagiato dal virus della moda, che per lui restò sempre un’esaltante avventura nel colore, nella fantasia, nella materia. Tra ironia, gentilezza, semplicità, passione artigianale e una straordinaria umanità.
Ottavio sposò Rosita Jelmini nel 1958: da lì a poco la piccola fabbrica di lei, in cui si confezionavano scialli e tessuti ricamati, lasciò il posto alla grande azienda Missoni, protagonista assoluta del made in Italy, con un primato eccezionale nel settore della maglieria di lusso. Presto approdarono sulle riviste fashion gli inconfondibili filati, gli accostamenti cromatici audaci, i pattern regolari mixati con spregiudicata eleganza, i motivi a zig zag e quelli etnici, le geometrie e i jacquard fiammati, gli intrecci di righe e rombi, i bouquet floreali, le tinte vivaci e calde… Pret à porter, casual, cappotti, abiti, camicie, accessori, e poi anche biancheria per la casa, tappezzerie, design d’interni e persino il concept di un hotel, in collaborazione con il Rezidor Group, a Edimburgo e in Kuwait. A definire lo stile missioni sono il classico “put together” e il patchwork, testimonianze di un approccio personale e innovativo al fashion, nel segno della mescolanza, del contrasto e della sovrapposizione. Ma sempre calibrando forme, timbri e linee, con straordinario equilibrio.
In questa intervista, raccolta di recente da Claudio Gallone per Capital, Ottavio Missoni si racconta, tra frammenti biografici privati e professionali…
– Helga Marsala
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