Lovett/Codagnone a Palermo. Candidate, citazioni nietzschiane e rituali hard-core per il Pride 2013
Tappa a Sud per il Pride Nazionale 2013. Scelta quest'anno come città simbolo dell'orgoglio gay, Palermo è invasa per due settimane da eventi, concerti, dibattiti, spettacoli. Tra cui una performance del duo italo-americano Lovett/Codagnone
Palermo è in festa, da giorni. Sede ufficiale del Pride Nazionale, il capoluogo siciliano accoglie l’estate 2013 con un’esplosione di eventi, sfilate cittadine, mostre, concerti, proiezioni cinematografiche, incontri. Un palinsesto fitto per una celebrazione collettiva del valore del rispetto, dello spirito democratico, dell’armonia sociale costruita nel nome dei diritti e della responsabilità. Omosessualità, comunità lgbt, omofobia, pacs, matrimoni gay, famiglie omogenitoriali, differenze di genere: temi caldi, di cui Palermo discute tanto, in una stagione politicamente ed economicamente difficile. E mentre la ventata progressista avanza, in un’Italia ancora incartata su dubbi di natura etica e giuridica, l’amministrazione Orlando dà un segnale chiaro, approvando il registro delle unioni civili, mentre qualcuno storce il naso dinanzi agli eccessi festaioli, alle ostentazioni erotiche e a una certa estetica provocatoria tipica del grande Pride show. Polemiche qui e là, inevitabili, ma non tali da oscurare quel rivendicato “orgoglio” di essere quel che si è, al di là di ogni dissimulazione e repressione.
Nel frattempo il programma procede, per due settimane piene. E non sono solo carri, travestimenti, concerti di Nada o dj set scatenati. C’è pure l’arte contemporanea. Una performance del duo italo-americano Lovett\Codagnone, curata da Francesco Pantaleone e Antonio Leone per gli spazi dei Cantieri Culturali alla Zisa, parte da una suggestione nietzscheiana per mettere in scena uno strano rituale dalle atmosfere dark, sado-maso, indie, hard-core.
Tutto parte da una frase di Nietzsche, uno tra i tanti riferimenti letterari che gli artisti scelgono per i loro lavori. “Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità”: parole subito riconducibili alla lezione nichilista e feroce del filosofo tedesco, che già nella seconda metà del IXX secolo, prefigurando l’ondata critica e decostruttiva del Novecento, raccontava quel naufragio, quella deflagrante avventura esistenziale, quella inevitabile caduta degli déi che avrebbero ridefinito i rapporto tra uomo, società, religione e potere. Più che la menzogna è la certezza, se non il dogma, a inficiare il senso della verità: un geniale paradosso, che attribuiva al relativismo, alla differenza, alla forza dissacrante della libertà la capacità di aprire la strada dell’autentico. Scegliendo la via del rischio e del molteplice, oltre ogni convenzione.
La performance di Lovett/Codagnone si nutre di parole simboliche, di soggetti senza volto come sentinelle fetish, di sonorità noise e cavernose (opera di Michele Pauli, qui nei panni di performer e compositore), di vuoti d’azione e di storia, ancorando al buio la presenza, al disorientamento la fisicità, al silenzio la densità della voce e degli sguardi, qualche volta negati, qualche volta ossessivi, affettivi.
Lo spazio di incomunicabilità costruito dal duo – tetro, cupo, austero, prigioniero di una sacralità capovolta – problematizza il discorso controverso sulla natura delle relazioni umane, tra fragilità, pulsioni sotterranee, dinamiche di sottomissione e di emancipazione, in rapporto alla questione del potere, del linguaggio, dell’emotività. Candidate, concepita come progetto di gosth-band in forma di attacco sonoro e iconico, vede Alessandro Codagnone e John Lovett, amrati di maschere, microfoni, laptop, riproporre insieme ad altri performer differenti versioni di un format live costruito con precisione, ma aperto all’improvvisazione e rimodulato in relazione ai contesti.
La versione elaborata per la città di Palermo, nell’ambito del Pride Nazionale 2013, è un’anticipazione del solo show prodotto dalla Galleria Francesco Pantaleone, in programma per il prossimo 22 giugno.
Helga Marsala
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