Uno spot per la Città della Scienza. Ancora brucia il rogo di Bagnoli, mentre si prova a ripartire
Nell'attesa che si sblocchino i fondi pubblici per la ricostruzione, la macchina della solidarietà non si ferma. Il rogo che a marzo 2013 distrusse la Città della Scienza di Napoli è ancora negli occhi di tutti. Mentre il PAN lancia un'asta, uno spot tocca i cuori e fa pensare
Un lunedì d’inverno, a Napoli. 11 marzo 2013. Tutto come sempre, per strada, nelle piazze, tra i negozi, i mercati, i ristoranti: la vita che scorre, normale, gioiosa, nell’intimità del giorno. Poi uno strappo, un tonfo, un cambio di scena. Rewind. E quello che era non sarà più: pensate come sarebbe se ogni cosa, ogni pezzetto di mondo, di quiete, di città, persino di corpi, d’improvviso cominciasse ad annerirsi, diventando pietra, cenere, carbone. Migliaia di bruciature, come ferite caliginose. Una mano ustionata, il fumo da una culla, una polaroid tutta nera.
Il bellissimo e intelligente spot ideato da Alessandro Cannavale e diretto da Francesco Prisco per la Città della Scienza di Napoli racconta una storia di contagio e di compassione: quando brucia un luogo che appartiene a una comunità, quando bruciano la cultura, l’onestà, il pensiero, è un incendio che appartiene a tutti, che spezza l’equilibrio collettivo. Incendi come cataclismi, difficili da sostenere, anche solo a guardarli nelle immagini scattate da lontano. Il grande museo didattico e interattivo, costruito a Bagnoli nell’area dell’ex Italsider, è oggi un ammasso di macerie. Travolto dalle fiamme tre mesi fa, il colosso si è accasciato su se stesso, quasi fosse di sabbia. Quel rogo violento, che tingeva di arancio la costa, specchiandosi nel mare, non lo si dimentica più. Non un incidente, pare, ma un evento doloso. E mentre le indagini proseguono, con il Museo ancora in stato di sequestro, si parla di ricostruzione e si fanno i conti con i tanti lavoratori colpiti in prima persona.
A ricostruire dovrebbero pensarci Regione e Province (per un totale di 250mila euro), la Comunità Europea, con una speciale misura d’intervento, e il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, già dal 2008 in debito con la Fondazione Idis, a capo della struttura. Tanto che i 160 dipendenti, rimasti all’asciutto dopo la tragedia, lo scorso 21 giugno hanno inviato una dura lettera di protesta al Miur: gli stipendi arretrati sarebbero dovuti arrivare tassativamente entro il 20 giugno. Ma così non è stato. Le solite promesse da politicanti? Previsti comunque a breve, per loro, gli ammortizzatori sociali, mentre maggiore incertezza c’è per quel centinaio di lavoratori dell’indotto che si occupavano di pulizie, ristorazione, manutenzione, grafica.
E poi c’è la macchina della solidarietà, attiva fin dal tragico day after: le scuole, la comunità scientifica internazionale, le ambasciate. Per un totale, ad oggi, di un milione di euro raccolti, centesimo dopo centesimo. Una mobilitazione straordinaria. Tra le azioni solidali anche quella del PAN, che il 18 giugno ha messo da parte un bel bottino, destinato alla ricostruzione della cittadella scientifica. 139 artisti in tutto, invitati a esporre per il progetto Incendium e poi a donare le opere in mostra per un’asta benefica, con prezzi ribassati a favore di un pubblico il più vasto possibile. Artisti, cittadini e Istituzioni, insieme per spegnere il ricordo di quel rogo. Provando a ripartire, prima che si può.
Helga Marsala
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