Davide Grazioli, dall’arte all’eco-fashion. Armonie tra etica ed estetica
Un'intensa attività nel campo delle arti visive e poi, improvvisamente, la moda. Davide Grazioli, milanese con base a Berlino, si reinventa fashion designer e lancia un suo marchio che è anche uno spazio creativo. Puntanto tutto su sostenibilità e produzione responsabile
Tra i suoi clienti ci sono star internazionali come Matt Damon, Christian Berkel e Kostja Ullmann; mentre testate di primo piano come Die Welt e Time Magazine hanno raccontato di lui e della sua storia creativa, costellata di successi. Milanese, quarantenne, una vita a inseguire la vocazione per le arti visive – tra pittura, scultura e installazione, e un’esperienza giovanile come assistente del grande Aldo Mondino – e poi, forse per caso, forse per desiderio, Davide Grazioli incontra la moda. Di certo non un vezzo ma una scelta ben precisa, spostando verso una concretezza differente le sue vecchie e nuove passioni: l’Oriente, la spiritualità, la natura, l’armonia estetica come riflesso di quella interiore. Tutto questo, per Grazioli, si traduce nella bellezza di tessuti, abiti, collezioni originali create di suo pugno, attraverso cui raccontare un altro volto del fashion, un’idea precisa del mondo, una visione attuale e innovativa, costruita grazie a un solido background di artista, di viaggiatore, di osservatore.
Le sue sono linee perfette per flâneur contemporanei, uomini con la voglia di conoscere, di spostarsi, di incrociare terre e culture nuove; eleganza casual, ricercatezza e genuinità, classicità minimalista ma senza rigidità, vezzi o snobismi; la comodità che sposa un diverso modo d’essere cool. Laddove la tendenza coincide, oggi, con la conquista di un rispetto radicale per l’ambiente, per la manodopera dei Paesi del Sud, per le economie in via di sviluppo, per il benessere del consumatore. Ed ecco pantaloni, camice, foulard, maglie, blazer, jeans, soprabiti, tutti in cotone purissimo, lino, canapa, jersey, lana cardata, con accessori realizzati sfruttado materiali di scarto (vedi i bottoni in cocco o corozo). Rigorosamente tessuti biologici certificati (Global Organic Textile Standard), materie prime dei filati coltivate senza pesticidi né diserbanti, stoffe cucite a mano da sarti italiani, produzione a bassissimo chilometraggio, tinture interamente vegetali (acacia, indaco, curcuma).
Lo chiamano “slow fashion” ed è l’ultima frontiera della moda ecosostenibile, tra attirudine green e spirito equo e solidale: politically correct quanto chic, attenta ai consumi, alle composizioni dei materiali, alla provenienza dei porodotti, al rispetto dei diritti dei lavoratori, alla qualità e all’impatto ambientale. Il lavoro di Davide Grazioli si colloca in questo segmento culturale e di mercato, in piena fase di crescita.
A Berlino, dove si è trasferito qualche anno fa, il giovane e intraprendente designer apre nel 2012 un suo spazio, in Max-Beer-Straße: un po’ laboratorio, un po’ showroom, un po’ luogo creativo a 360 gradi, aperto anche a contaminazioni con l’arte. Si chiama Atelier Awash ed è anche e soprattutto un marchio, già apprezzatissimo sulla scena internazionale.
L’intervista realizzata di recente da ego/ego.tv e raccolta da Zackes Brustik, introduce Grazioli e il suo lavoro, soffermandosi su alcune tematiche fondamentali nel suo percorso creativo. Dal concetto di avanguardia all’amore per le stoffe e la ricercatezza artigianale; dal suo laboratrorio berlinese a conduzione familiare alla sperimentazione sulle fibre organiche e le colorazioni naturali; dall’incontro tra etica ed estetica, inseguendo il bene anche attraverso il bello, a quell’approccio da artista, tutto orientato alla ricarca, che non ha mai cessato di indicargli la via: che sia un’installazione da contemplare, o un capo da indossare, alla base c’è sempre un desiderio di armonia e l’urgenza di una corrispondenza nuova tra idea, segno, forma e visione.
Helga Marsala
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