Cosa succede? Il Museion di Bolzano, visto da Marco Raparelli

Una nuova storia di luce e di linee per la facciata di Museion, affidata a Marco Raparelli. Gli interni dello spazio, e la vita che si svolge attraverso i piani, emergono come in trasparenza, svelando piccoli segreti del quotidiano, reali o immaginari

È sera, si spengono le luci nel museo, si accendono fuori quelle di tre grandi proiettori: il pubblico di fronte, ad ammirare le opere non più tra sale, ma sulla facciata. Siamo davanti al Museion di Bolzano. Ed è una calda notte di fine estate, in cui un gioco d’illusionismo, di fantasia e di capovolgimento prende forma. Sbirciare l‘interno dall’esterno, immaginando di scorgere la vita che, ogni giorno, anima stanze, angoli, uffici, pareti.

Cosa succede di Marco Raparelli altera le spesse mura di Museion, rendendole come trasparenti: il ritmo e i gesti del quotidiano si trasformano così in un video racconto, un’animazione lieve, divertente, quasi uscita fuori da una striscia di comics. In tutto tre video, uno per piano, che lo scorso 29 agosto venivano proiettati sul prospetto: gli uffici, l’area espositiva e un piano immaginario in cui si realizza una situazione onirica. E così sfilano, in un divertente, meccanico loop, personaggi che lavorano al computer, che parlano al telefono, che si aggirano tra opere celebri – come la Brillo Box di Andy Warhol – e altre assolutamente immaginarie, fino ad arrivare a quella scena buffa, su un terzo livello tutto mentale, che vede un visitatore in ciabatte ronfare sul divano, indisturbato, mentre gli passano davanti impassibili figuranti, incluso un rumoroso elefante al galoppo.

E chissà che non sia proprio lui, l’omino addormentato, colui che sta sognando l’incantesimo di quell’evento d’agosto: il museo rivoltato, disegnato, sintetizzato e srotolato sulla facciata, a modificare l’aspetto dell’architettura. Un cortocircuito tra realtà e finzione, che porta in superficie il cuore nascosto dello spazio, dischiudendolo alla città per una notte sola.
L’evento rientra nel’ambito del progetto “A Line Describing the Surface”, rassegna video curata da Frida Carazzato, tutta dedicata al segno grafico: la matita di quattro artisti, filtrata dal mezzo video, interviene sulla “pelle” di Museion, quell’involucro di vetro, di luce e d’acciaio che disegna la struttura, custodendone la vita.

Helga Marsala

Museion, Media Facade - Marco Raparelli, Cosa Succede, 2013 - Foto Othmar Seehauser

Museion, Media Facade – Marco Raparelli, Cosa Succede, 2013 – Foto Othmar Seehauser

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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