Pablo Valbuena, Time Tilings. Tasselli di tempo e di luce, ridisegnando spazi urbani
Sovrascritture di luce che ridefiniscono porzioni di architettura. Pavimenti che si animano, mutano, si lasciano scandire da pattern dinamici. E la distanza tra reale e virtuale si assottiglia. I progetti di Pablo Valbuena, per Artefact Festival 2013
“L’architettura è giudicata da occhi che vedono, da una testa che gira, da gambe che camminano. L’architettura non è un fenomeno sincronico ma un fenomeno di successioni, fatto di immagini che si aggiungono le une alle altre, che si susseguono nel tempo e nello spazio, come musica”.
Sceglie questa efficace frase di Le Corbusier, Pablo Valbuena, per introdurre Time Tilings, quattro installazioni site speficic presentate all’ultima edizione dell’Artefact Festival di Leuven, in Belgio, presso lo STUK Kunstencentrum. Artista visivo con formazione in ambito architettonico, spagnolo d’origini con base a Toulouse, Valbuena porta avanti una ricerca tutta incentrata sul rapporto dinamico tra spazio, tempo e percezione.
Grazie alla luce utilizzata come materia prima, in una stretta relazione con gi spazi urbani e le architetture, i suoi progetti diventano scritture mobili, sfuggenti, tanto immateriali quanto “costruttive”: ridefinire un luogo – e insieme il senso di un passaggio – diventa un modo per spezzare il confine tra reale e virtuale, tra immaginato e percepito, tra solido ed effimero e, dunque, tra finto e vero. E proprio come nella musica, l’architettura ripensata da Vabuena vive nella propria imparmanenza, definendosi per mezzo di geometrie instabili e progressive, capaci di alterare l’ovvio, il noto, il consueto.
Presente con interventi in larga scala presso spazi pubblici di tutta Europa e degli USA, l’artista documenta in questo video alcuni dei suoi ultimi lavori, realizzati ad hoc per il festival belga: frammenti regolari – sorta di tegole, piastrelle, mattoni – generati secondo schemi geometrico-matematici, attraverso cui scandire piani e volumi. Quasi che fosse il tempo cronologico a produrre lo spazio e a farlo aperto, cangiante, illusorio e vivo.
Helga Marsala
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