Lapalux, Without You. Incubi di latex, in un motel
Vincitore della sezione "Best Music Video" al "The Smalls Film Festival" 2013, Nick Ray fa firmato il videoclip del singolo "Without You" di Lapalux. Atmosfere dream-dark, dai suoni alle immagini, in perfetto stile Lynch. La storia di uno strano personaggio senza volto
Continua ad ospitare ottimi lavori “The Smalls Film Festival”, che ogni anno seleziona decine di video, corti, brevi documentari, con short list di qualità e una giuria che incorona un vincitore per ogni categoria. Dopo aver pubblicato la splendida prova del giovane Rob Savage, arrivato in finale con il videclip Took Them Away (singolo di Dear Reader), torniamo a parlare della sezione “Best Music Video” 2013, con l’opera che si è meritata lo scettro. Tanto romantica, epica, drammatica la storia raccontata da Savage, fra innocenza e denuncia sociale ai tempi dell’apartheid, quanto inquietante, perverso eppure a suo modo sentimentale, il racconto di Nick Ray, audacemente contemporaneo: il brano è Without You di Lapalux, featuring Kerry Leatham; la sceneggiatura pare uscita da un delirio tipicamente lynchiano, a evocare – o meglio a citare – quel mondo livido, notturno, contorto e distorto che ha fatto la fortuna del grande cineasta americano. Without You è il primo singolo dell’album “Nostalchic” (Ninja Tune), arrivato a distanza di due anni dall’ottimo debutto nel 2011 con gli Ep “Forest” e “Many Faces Out Of Focus”.
Il primo vero album, dunque. Che conferma talento, classe e vocazione sperimentale, pur senza regalare il salto definitivo e folgorante che la critica aspettava. Alti livelli comunque, per un prodotto che si muove sempre nel solco di sperimentazioni wonky, garage e trip-pop, fra trame dilatate, vocalizzi sintetici, timbriche cristalline e una ritmica circolare, morbida, spezzata da intermittenze intelligenti.
Without You è una electro song onirica, sinuosa come un corpo che si muove, lentamente, verso la preda. E ruota tutto in torno alla storia di un corpo il video di Nick Ray, che ambienta la vicenda in un piccolo motel, tra personaggi emersi da un’ambigua palude metropolitana: lui è un essere coperto di latex, chiuso nella sua nera guaina, senza un centimetro di pelle nè alcun orifizio scoperto, a parte la bocca. Creatura spaventosa, malinconica ed eroticamente crudele, che intreccia una liaison impossibile con la bella Natalia Tena. Il tentativo fallito di far incontrare il mondo piccolo borghese di lei e la condizione di freak di lui, in un frullato di estetica sado-maso e ritualità bon ton, finisce in tragedia. Con tanto di sparizione nella quarta dimensione, risucchiati da una voragine nera, come pece bollente.
Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati