Dialoghi in rete, con MAXXIinWeb. Stefano Arienti e il Bello nell’Arte
Cinque appuntamenti con il Maxxi e Telecom Italia. Cinque conversazioni sul senso del Bello. E tutto condiviso in rete, in diretta. Stefano Arienti, a partire dalle 19 di oggi, martedì 26 novembre, ci porta nel mondo dell'arte. E lo streaming è anche su Artribune Television
Secondo appuntamento per MAXXIinWeb. Le arti contemporanee dialogano in rete, il ciclo di talk lanciato questo novembre dal Maxxi, per indagare il concetto di “bellezza” attraversando alcuni ambiti della creatività contemporanea: Teatro, Arte, Design, Fotografia e Architettura. Cinque tappe, insieme ad alcuni protagonisti della cultura italiana, cercando una chiave di lettura del tema assolutamente pesonale, che possa fornire al pubblico suggestioni profonde, con un approccio semplice e seduttivo. Tutti i talk sono condivisi in rete, tramite streaming, così da coinvolgere in un unico evento collettivo il pubblico nazionale ed internazionale. Basterà sintonizzarsi sul sito telecomitalia.com, oppure restare su Artribune Televizion, che in qualità di media partner del progetto, trasmette le dirette e pubblica le registrazioni, per un ascolto successivo on demand.
Dopo la conversazione con Nancy Brilli dedicata al mondo del teatro, è la volta di Stefano Arienti (Milano, 1961), che il senso del “bello” lo racconta e lo analizza partendo dalla sua lunga e feconda esperienza di artista. Tra i nomi più apprezzati della scena italiana degli ultimi trent’anni, Arienti – negli anni Ottanta studente di Scienze Agrarie, appassionato di natura e di paesaggio – comincia a un certo punto un graduale percorso di sperimentazione con le arti visive: forse per gioco, senza l’ambizione di sfondare, semplicemente annusando e perseguendo quella che era, di certo, una vocazione.
La prima collettiva nel 1985, alla ex fabbrica Brown Boveri, dove incontra Corrado Levi, suo primo maestro. Da allora un rapido procedere incontro alla maturità stilistica e alla definizione di contenuti e ambiti d’indagine. Quindi, una fitta frequentazione dell’ambiente artistico italiano, condividendo nuovi percorsi con la generazione giovane, a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta, in quel periodo di rinnovamento che seguiva alla stagione dell’Arte Povera e della Transavanguardia, nel segno di una spinta neoconcettuale. Tantissime mostre in gallerie d’arte italiane e straniere, una serie di viaggi in Europa, Stati Uniti e India, partecipando a diversi programmi di residenza, e poi l’insegnamento all’Accademia di Belle Arti Giacomo Carrara di Bergamo e allo IUAV di Venezia.
L’universo creativo di Stefano Arienti si nutre di fragilità, di combinazioni alchemiche silenziose, di trasmutazioni minime, di levità e di grazia, di precarietà e insieme di densità concettuale. Tutto viene dalla capacità di immaginare le cose in una veste nuova, catturando il riverbero di una forma futura, di un incastro possibile, di un destino intravisto. Oggetti d’uso comune, come poster, giornali, libri, riviste, fumetti, e ancora stoffa, cerniere, vetro, cera pongo, sono la materia prima per eccellenza: lavorata, piegata, intrecciata, cucita, tagliata, fino a tramutarsi in forma plastica, la carta tradisce la propria inconsistenza in favore di una inattesa risignificazione. Dai volumi sezionati ai poster guarniti da chiusure lampo, le sue opere raccontano storie sottilmente divergenti, attraverso cui innescare un meccanismo di impercettibile disorientamento. Dischiudendo, a partire dal banale, il senso della meraviglia.
A introdurre Arienti, nel secondo talk di MAXXIinWeb è Anna Mattirolo, Direttore del MAXXI Arte, mentre l’intervista è affidata alla curatrice Cristiana Perrella.
– Helga Marsala
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