La costruzione di una cosmologia – vol. 1. L’economia e il ruolo sociale dell’artista. Stefano Arienti e Andrea Nacciarriti
Prosegue il progetto ideato da quattro artisti italiani, intenzionati a sviscerare tematiche centrali per il dibattito sull'estetica e la cultura contemporanee. Ecco il video dell'incontro dedicato all'economia. Con un'anticipazione sul successivo: le utopie quotidiane di Alessandro Bulgini e Gianfranco Baruchello
“Non riesco a pensare a due artisti più simili di Gianfranco Baruchello e Alessandro Bulgini. Il primo, nel 1973, fonda una S.p.A agricola occupando i terreni a rischio speculazione attorno al suo podere nella campagna romana, per poi intraprendere una profonda riflessione sul rapporto fra arte ed economia. Il secondo, da due anni vive dentro un bar che ha, nei fatti, “occupato”, alla periferia di Torino, dedicando la giornata a parlare con le persone e a mettere il bagaglio dell’artista a disposizione di una comunità di base”.
Con questo inedito, personalissimo parallelo tra un maestro dell’arte del Novecento e un giovane artista italiano, Gian Maria Tosatti introduce il quarto appuntamento del progetto “La costruzione di una cosmologia”, di cui è in corso il primo ciclo – al Museo Hermann Nitsch di Napoli – dedicato al ruolo dell’artista nella società contemporanea. Una serie di incontri vis à vis, in cui generazioni diverse di artisti si trovano a conversare, a guardarsi negli occhi e a mettere sul tavolo convincimenti, radici, speranze, suggerimenti, fragilità, desideri. Semplicemente la pratica del dialogo, troppo spesso obliata, utile alla ridefinizione di un senso, di una direzione, di una identità per l’arte italiana.
L’urgenza, dunque, è quella di fare il punto sulla figura dell’artista, di investigarne l’incisività, la pregnanza sociale, la capacità di determinare il corso della storia e insieme di intercettarne i mutamenti, facendone materia creativa ed intellettuale. Tema cardine, declinato in vari sottotemi: la bellezza, esplorata da Giuseppe Gallo e Andrea Mastrovito; la politica, al centro del confronto tra Alfredo Pirri e Giuseppe Stampone; l’economia, con Stefano Arienti e Andrea Nacciarriti.
E proprio di quest’ultimo appuntamento pubblichiamo un riassunto video, testimonianza dei momenti più interessanti di un percorso a due, condotto a cavallo di memorie e riflessioni.
“Oggi abbiamo un rapporto che è quasi esclusivo con tutte quelle che sono le dinamiche economiche, soprattutto e anche in funzione di quello che è successo, dalla crisi economica al crollo delle borse nel 2007. Ma non solo: tutto questo implica un aspetto teorico che all’inizio sembrava non avere effetti su niente e nessuno, e che poi è diventato reale. Ci siamo allora dovuti per forza confrontare con un mondo che ha a che fare fondamentalmente con il denaro, inteso come unità di misura del valore delle cose”. Così, Nacciarriti, nella sua libera circumnavigazione intorno a un tema così complesso, fa il punto sulla centralità quasi ossessiva, esclusiva, del fattore “denaro” nella nostre esistenze. Una dimensione di vincolo, che ha visto la speculazione teorica tramutarsi in condizione fisica, in malessere concreto, in tensione avvertita al livello del corpo, delle relazioni, delle disillusioni, degli spostamenti. Ma gi artisti, in questo stritolamento generale, in questa accelerazione dei processi sociali, in questa caduta connessa all’economia e alla cultura di massa, che fanno? Cosa dicono? Come si muovono? Quanto contano?
“Ho sempre pesato che gli artisti non dovrebbero avere a che fare con i sensi di colpa della società”. È la posizione lucida di Arienti. Che prosegue: “Magari ne parlano, ne sono portavoce, cercano di dire la loro, possono influire; però io penso che i giochi veri si facciano da un’altra parte. Anche perché gli artisti fanno l’arte, e l’arte in qualche modo è fatta di cose, più che di un sapere condiviso”. E si torna a punto: gi artisti e il loro ruolo, nella débâcle economica degli anni dieci, e poi ancora dopo, ad osservare – e costruire – una delle fasi più critiche (e dunque potenzialmente più fertili) per l’Occidente della post-modernità o della ultra-modernità.
Il prossimo incontro de “La costruzione di una cosmologia” è eccezionalmente organizzato a Roma, anziché a Napoli. Ad accoglierlo è lo studio di Giuseppe Gallo, coinvolto nuovamente, ma in veste di padrone di casa. Qui, in uno spazio di lavoro e di giornalieri rituali creativi, si discuterà di “Utopie del quotidiano”. Un concetto che ritorna, continuamente, nella ricerca degli artisti di tutti i tempi; un concetto che si declina in molti modi possibili e che si connette al problema del limite: necessario, travalicato, contraddetto, spezzato, prolungato, imposto, modificato, interiorizzato ed esteso, tra lo spazio della vita e la linea della morte.
Baruchello e Bulgini, due artisti diversissimi, hanno entrambi proiettato questo sentire utopico entro una dimensione della routine – dal miracolo regolare della pratica agricola, ai tempi morti trascorsi in un bar – facendone sostanza di riflessione intorno al reale, al tempo, all’economia, alla storia, alla natura delle relazioni, ai cicli dell’esistenza. Una maniera per cercare di allungare i limiti consueti del quotidiano, tramutando la forma comune in forma eccentrica, utopica, magica, persino eversiva.
Helga Marsala
Martedì 12 novembre, ore 19
Studio di Giuseppe Gallo presso il Pastificio Cerere
Viaia degli Ausoni 7, Roma
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