Pavel Braila, tributo alla macchina da scrivere. Performance per un’icona della modernità

Con questa performance l'artista moldavo ha vinto la quinta edizione del Celeste Prize 2013. Un omaggio ad un oggetto immortale, pensato in forma di narrazione corale. Ricordare la macchina da scrivere, attraverso il rito della scrittura

Con Ink Ribbon Fingerprints Pavel Braila, artista moldavo nato a Chisinau nel 1971, si è aggiudicato la vittoria del Celeste Prize, curato quest’anno da Ami Barak, per la categoria Video & Animation. Un’opera video, dunque, che nasce come documentazione di una performance. Pensata come progetto live per il Museo della Tecnica di Vienna, l’opera è un tributo in forma di azione corale alla macchina da scrivere. Oggetto iconico, che i quarantenni di oggi riescono a ancora ricordare, simbolo per eccellenza della scrittura nell’epoca della modernità, un secolo prima della rivoluzione informatica. Un pezzo di storia del Novecento, tra progresso tecnologico, industria dell’informazione e cultura letteraria; un feticcio su cui giornalisti, scrittori, artisti, professionisti, lavoratori, dattilografi, archivisti, segretari, hanno trascorso il loro tempo prezioso.
Per ricordare tutto questo, inscenandone la memoria affettiva e omaggiandone la storia con un rituale di gruppo, Braila ha invitato 26 dattilografi esperti – come le 26 lettere dell’alfabeto inglese – a scrivere contemporaneamente una pagina, raccontando il loro rapporto antico con la macchina da scrivere: quando la usavano, dove, perché, tra sensazioni da sviscerare e ricordi da portare a galla.

Pavel Braila, Ink Ribbon Fingerprints

Pavel Braila, Ink Ribbon Fingerprints

La performance, nel rigore composto del piccolo esercito di cronisti-narratori, assomiglia ad un anomalo concerto, in cui la partitura è quella dell’improvvisazione scrittoria, mentre l’unica musica possibile è il ticchettio dei tasti, veloce, ritmico, persistente. A dirigere, dando il là all’esecuzione, è l’artista, di fronte alla sua orchestra.
Ed è proprio Braila, parlando di questo oggetto delle meraviglie, coperto di polvere e di nostalgia, a definirlo figlio di un tempo dalle mille contraddizioni, in cui si intrecciavano “guerra e pace, industria delle munizioni e poesia, impianti metallurgici e aspirazioni pacifiste”. Un tempo che, a un certo punto,  partorì un incredibile dispositivo per mettere nero su bianco milioni di parole: la macchina da scrivere – prodotta per uso commerciale nel 1878 da Christofer Lathan Soles, negli stabilimenti Remington – fu “inventata dall’uomo, ma divenne presto un’arma per l’emancipazione delle donne“. Strumento di libertà e di comunicazione, antenata delle mille diavolerie hi-tech del presente. Bellissimo corpo meccanico, icona indimenticabile e romantica.

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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