Animas lejanas / Almas de distância – César Meneghetti
Tre mesi di videoarte alla Tenuta dello Scompiglio. Parte la rassegna Animas lejanas / Almas de distância. Opere di artisti latinoamericani, in collaborazione con alcuni festival internazionali. In anteprima, pubblichiamo l'opera di Cèsar Meneghetti, che inaugura il ciclo
Undici appuntamenti, sei artisti e cinque realtà culturali, tra festival e organizzazioni non profit. Con due elementi comuni: la videoarte e l’appartenenza a una specifica area geografica. Questa è, in breve, la struttura di Animas lejanas/Almas de distância, una video rassegna dedicata alle arti elettroniche nella scena latinoamericana.
Curato da Fabrizio Pizzuto e Angel Moya Garcia, il progetto avrà luogo, a partire dal 1 febbraio 2014 e nell’arco di quasi tre mesi, nella suggestiva cornice della Tenuto dello Scompiglio, a Vorno, in Provincia di Lucca. Ogni settimana saranno presentati il video di un guest artist e quelli selezionati di volta in volta da strutture quali il festival Videoakt di Barcellona o il peruviano Videobabel.
Un’esplorazione estetica e sentimentale, che scarta la piega della nostalgia, per scegliere, piuttosto, la chiave dell’appartenenza. L’immagine diventa indomabile “richiamo-visione che si muta in percezione”, esperienza che inaugura il viaggio incontro all’origine, sulle orme di suggestioni antiche e nuove: la distanza e la prossimità, il radicamento e l’allontanamento, il viaggio ed il ritorno, i codici sommersi e i segni iscritti lungo le linee tese tra il corpo e lo sguardo. E ancora le battaglie ed i conflitti, la resistenza e la simbiosi, le assonanze tra natura, storia, fisicità, linguaggio. Sguardi al passato per raccontare il presente, inseguendo perimetri conosciuti, orizzonti differenti, connessioni affettive, familiari o di comunità.
L’apertura è affidata al brasiliano Cesar Meneghetti, con Beloved Ones – there is a future in our past. Parte di un progetto in tre capitoli, realizzato in Slovacchia nell’estate 2013, l’opera documenta una performance registrata in collaborazione con Cristina Elias. Semplice quanto ad effetto l’azione: l’artista avanza tra le acque del Danubio, lentamente, mettendo in sena un inabissamento fisico e insieme metaforico. Nell’ambigua bellezza del paesaggio – che unisce il rischio, la consapevolezza e l’abbandono – essere inghiottiti, coperti, rapiti, sedotti, condotti altrove. Fino a non esserci più.
Pieno di senso e di rimandi intimi il luogo: Meneghetti sceglie quella parte del fiume che sta sulla soglia di un piccolo paese, là dove nacque la nonna materna, cento anni fa. Ecco che il percorso di sparizione diventa un viaggio à rèbours, lasciando che a venire, nel tempo lungo dell’immersione, siano le tracce di una memoria sopita, sbiadita: lo status di emigrato, nel ricordo di una fuga legata al conflitti bellici di quella regione – al confine tra Austria, Slovacchia e Ungheria – porta con sé l’esigenza e il desiderio di un ricongiungimento, di un disperato recupero, di uno sguardo all’indietro e all’indentro. Sentiero scomodo, in cerca di un’identità perduta, di una scrittura silenziosa, di una memoria fragile. Qualcosa, qualcuno a cui appartenere. Per appartenersi, daccapo.
Helga Marsala
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