ASVOFF, da Parigi a Roma. Quando il video è moda, stile, bellezza
Un festival nato a Parigi e dedicato alla ricerca audiovisiva che guarda al mondo della moda e dello stile. Arrivato in Italia per l'ultima edizione di Altaroma, l'evento ha visto trionfare tre artisti, vincitori di un contest dedicato a opere video di un minuto
L’idea l’ha lanciata qualche anno fa Diane Pernet, icona fashion, giornalista, blogger, fotografa, curatrice e talent scout, nata a Washington ma residente a Parigi. ASVOFF – A Shaded View on Fashion Film, è il primo festival annuale internazionale di cortometraggi, dedicati a “moda, stile e bellezza”: un successo, ospitato al Jeu de Paume, al Centre Pompidou e arrivato anche a Miami Art Basel. Il festival quest’anno è approdato anche a Roma, grazie ad una collaborazione con Altaroma e Bulgari. Durante la XXIV edizione della fashion week capitolina, ASVOFF, curato in questa prima versione italiana da Alessio de’Navasques e Federico Poletti, ha lanciato un contest dal titolo “Let Bulgari dazzle your senses”, dedicato ai video maker che lavorano sul confine tra moda, arte, cinema, pubblicità: solo video da un minuto, proiettati tra il 24 e il 26 gennaio scorso presso il Tempio di Adriano, a Roma, per un evento speciale: a fare da madrine, durante un opening super glamour, c’erano la stessa Diane Pernet e la fascinosa Isabella Ferrari.
Tre i video vincitori: “The Color of My Life” di Vincent Gagliostro, che si è aggiudicato il GrandPrize, “Notre Amour” di Franck Glenisson, scelto per la migliore Art Direction, e “State of Flux” di Karine Laval, per il Jury Prize.
Vincent Gagliostro, The Color of My Life
Scintillio di vibrazioni, colori, rifrangenze, chiazze di luce come dentro a un prisma, a irradiare frammenti d’arcobaleno tra l’occhio ed il ricordo. Un montaggio veloce di immagini rubate al tempo, come nuotando a ritroso incontro alla memoria. I volti, le cose e le parole si fanno sfavillii: un luccicore indistinto, un bagliore tiepido, nostalgico.
Franck Glenisson, Notre Amour – 2009-2014
Una storia d’amore saffica, nella cornice monumentale ed inquieta di una Parigi travolta dal secondo conflitto mondiale. Due donne, una femminile ed esuberante, di una bellezza prorompente, l’altra androgina, di una sensualità sottile. Un minuto che si consuma nella lentezza di un bacio tenero, sul lungosenna, a un soffio dallo scoppio del conflitto. Poi, un flashback velocissimo, istantanee sedimentate nella memoria, tra momenti di passione, di gioia, di disperazione. La fine, quattro anni dopo, è il ritratto di un volto solitario, ancora su quel tratto di strada in riva al fiume. Il tempo del ricordo, della malinconia, della bellezza superstite e di quella ormai perduta.
Karine Laval, State of Flux
Un racconto fluido, non narrativo, che unisce astrazione e rappresentazione, sfruttando il potere deformante, evocativo e simbolico dell’acqua. L’artista ha diretto una ballerina professionista mentre esegue una coreografia sott’acqua, lottando contro il peso dei flutti e intrecciando le membra a un tessuto argenteo. Immagini manipolate fino a dissolvere i confini fra il corpo e la materia liquida, le forme e il ritmo lento dei gesti, i timbri e le sfumature dei colori. Visione di resistenza, fragilità, imparmanenza, nel segno di una sensibilità uterina.
Helga Marsala
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