Chris Burden, Metropolis II. La città come vortice, voragine, utopia
Esposta al LACMA di Los Angeles, "Metropolis II" è raccontata qui dalle telecamere di Henry Joost e Ariel Schulman. Una grande scultura cinetica, che immerge nel caos di un'immaginaria città contemporanea. Utopica, magnifica, terribile. Eppure cose vera
Una Los Angeles del futuro, ma forse nemmeno troppo lontana. Immagine utopica, spevantosa, seducente, riconoscibile e insieme inquietante. Un grande giocattolo per adulti, che ci inchioda all’evidenza di un orizzonte controverso.
Metropolis II, straordinaria e gigantesca installazione cinetica di Chris Burden, acquisita dal LACMA (Los Angeles Country Museum of Art), è il risultato di quattro anni di lavoro, guidati da un team di creativi ed ingegnieri. Una superstrada a sei corsie, con binari ferroviari, ponti vertiginosi, migliaia di automobili in miniatura che sfrecciano a 240 km all’ora e una fitta rete di edifici, grattacieli, stabilimenti industriali: una macchina titanica e caotica, costruita con plexiglas, vetro, legno, pietra e costruzioni per bambini.
“Il rumore, il flusso continuo dei treni e la velocità delle auto“, ha comentato Burden, “produce nello spettatore lo stress di vivere in una città dinamica, attiva e vivace del Ventunesimo secolo“. Ma è davvero la prova di un grandioso realismo, oppure, piuttosto, Metropolis II materializza un’idea fantastica, un sogno d’angoscia e di euforia, un’immagine esacerbata, sospesa tra utopia tecnologica e voragine esistenziale?
Questo breve documentario di Henry Joost e Ariel Schulman è un videoritratto, realizzato nello studio di Burden, prima che l’opera venisse trasferita al LACMA.
Helga Marsala
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