La moda secono le ventisei lettere dell’alfabeto britannico. Un delzioso video esperimento di i-D magazine, icona dell’editoria fashion, confezionato dal duo di filmmaker Harrys e costruito intorno alle collezioni FW e SS 2013 di alcuni tra i più noti brand internazionali. Ogni vocale o consonante è associata ad un oggetto, un concetto, un’immagine, e poi a un capo: per evocazione, per gioco, per associazione estetica. Un progetto divertente, leggero, intelligente, curatissimo. Tutto da gustare, lettera per lettera.
A come apple per Christian Dior, con un trench rosso-mela dalle linee stondate; B come bedtime per Rochas, con un classico pigiama dalla forgia maschile, ingentilito dagli intrecci floreali in stile shabby; C come le catene che adornano il pull oversize firmato Chanel; D come dove, che sta per colomba, nell’abito total white di Proenza Schouler: linee sghembe e asimmetrie, come movimenti di candide ali; E come eyeballs, giocando con l’ironica decorazione del mini ambito di Kenzo: decine di occhi stampati sull’incastro evergreen rouge et noir; F come flowers, nel romantic style di Dries Van Noten, fra strati d’organza color polvere e cenere; G come gold, nella sexy tunica aurea di Maison Martin Margiela; H come houndstooth, per il tricot grigio e nero in versione pied-de-poule, firmato Rag & Bone; I come icing, dolcezze di glassa coor pastello, nel morbio vestitino stretch di Carven, rosa confetto; J come Jazz, nel laminato chic di Belmain sfacciatamente anni Ottanta, giacca-pantaloni, vita alta, spalline militari e superfici metalliche; K come Kurt, ricordando Cobain e rispolverando il grunge con i quadri scozzesi della maxi camicia Saint Laurent;
L come legs, per gambe in bella mostra con il body bianco Versace, guarnito di pelliccia; M come marble ed il soprabito di Alexander Wang si fa rigido, strutturato, marmoreo; N come nigthawk, nel rigore di un notturno paltò di casa Gucci; O come origami, raccontati dalla folle tuta Comme de Garcons, tripudio di piegature e ruches; P come pinstripe, col gessato di Stella McCartney versione minimal ma dal taglio irregolare; Q come queen, nell’elisabettiano abito da sera dui Alexander McQueen, impreziosito da intrecci argentei, intarsi, volant; R come roses, nel completo fiorato di Givenchy, blazer doppiopetto con cerniere e gonna in voile, a contrasto; S come space, per la futuristica suite in pelle di Jean Paul Gaultier, un po’ Startrek, un po’ dark lady; T come trippy, e Rodarte si veste di psichedelici motivi freak; U come undercover, con la verisone lolitesca del camoufflage militare, secondo l’interpretazione di Cristopher Kane; V come Vampire, con Garreth Pugh che veste la regina della Transilvania, tenebrosa e rigorosa; W come wiggles, sculettando con un paio di Levi’s indosso; X come XXX, con l’esposiva lingerie di Agent Provocateur; Y come Yogurt, nel candore di un abitino con cappotto color crema, by Pringle of Scotland; Z come Zebra, nel sontuoso bianco e nero animalier di Burberry.
Helga Marsala
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