Art Basel Hong Kong. Megalopoli in festa, con le luci di Carsten Nicolai e Tracey Emin
Ultimi giorni per la giovane sorella cinese di Art Basel. Una fiera che funziona, che richiama facoltosi collezionisti e centinaia di gallerie internazionali. Non risparmiandosi nel programma di eventi off
Banco di prova per Art Basel Hong Kong, alla sua seconda edizione, in corso fino al 18 maggio. Un’operazione fortunata, che due anni fa vide la MCH Swiss Exhibition, società che gestisce Art Basel, acquisire il 60 per cento della locale Hong Kong Art Fair, griffandola col proprio marchio storico e internazionale. Il successo fu clamoroso: 60 mila visitatori in cinque giorni, opere valutate fino a 2 milioni di dollari e acquisti a pioggia, con 97 milioni di dollari tirati fuori dai collezionisti solo nel weekend bollente di chiusura. Un exploit prevedibile, vista la grande corsa cinese tra i sentieri dell’art market, con politiche finanziarie mirate e investimenti ad hoc.
E proprio Hong Kong rappresenta, in tal senso, la metropoli più forte e meglio posizionata in Cina: ricca, con un sistema particolarmente liberale, dotata di un porto franco e con tutte le caratteristiche di un mega hub internazionale, sul piano economico e culturale.
Art Basel Hong Kong 2014 ha aperto le sue porte lo scorso 15 maggio, negli spazi dell’Exhibition Centre di Wanchai, con duemila artisti e 245 gallerie, provenienti da 39 paesi. Due in particolare i landmark che illuminano la città, in onore dell’evento.
Lo svettante International Commerce Centre, il più alto grattacielo di Hong Kong – nonché il quinto al mondo – è animato dalla spettacolare installazione di Carsten Nicolai, α (alpha) pulse: 18 piani, per 490 metri di altezza, si illuminano a intermittenza al ritmo di partiture elettroniche minimali; un light show stupefacente, che un app trasporta anche sugli smartphone del pubblico, mettendo a disposizione la soundtrack che anima l’architettura. Una tempesta di flash, inoltre, si scatena contemporaneamente in cima al molo, in direzione dell’ICC: qui sono installate inoltre sei colonne di tre metri di altezza, progettate per pulsare insieme alla musica, diffusa da un potente sound system.
Sulla facciata del Peninsula Hotel, invece, Tracey Emin, eterna riot girl in salsa romantica, ha piazzato un enorme cuore rosso a neon, dentro cui prende vita la frase in rosa “My Heart is with You Always”. Scrittura animata, come un frammento di una lettera d’amore, visibile da ogni angolo del porto. Il progetto riprende l’acclamato I Promise to Love You, del 2013, che aveva riempito con messaggi luminosi di San Valentino i billboards di Times Square, a New York.
Ma c’è un’altra chicca urbana nel programma off della fiera. Apocalypse Postponed è un progetto dell’artista Nadim Abbas, presentato da Absolut: uno spazio trasformato in un bunker post-apocalittico, in cui ogni sera si susseguono live set musicali, proiezioni, performance teatrali, mentre esperti mixologist sfornano cocktail a tema. Un esempio? Il futuristico “2666”, drink a base di barbabietola servito in una sacca per il sangue. Invenzioni creative dal sottosuolo, per strategie di sopravvivenza dopo la fine del mondo.
Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati