Lotus, il giardino del Buddha. Tra inferno e paradiso
È la prima, complessa animazione di Shiva Ahmadi, un progetto della Asia Society che attualizza la mitologia induista, con una narrazione piena di metafore e di rimandi al contemporaneo. Un’opera raffinata, che racconta qualcosa sull’orrore della guerra
Un Giardino delle Delizie in versione orientale. Un’opera che evoca lo straordinario trittico cinquecentesco di Hieronymus Bosch, saturo di simboli alchemici, allegorie religiose e spunti mitologici, ma che è anche e soprattutto una eccellente prova di abilità grafica, tutta legata al mondo della spiritualità orientale e a una tradizione illustrativa millenaria. L’autrice è l’artista iraniana Shiva Ahmadi, scelta per l’importante commissione dall’Asia Society, istituzione leader per la promozione e la valorizzazione della cultura asiatica in America.
Lotus nasce da un suo trittico del 2013, qui trasformato in animazione, la più impegnativa finora realizzata dall’artista. In un flusso lento e ipnotico, scandito da sonorità percussive e incursioni elettroniche, una pletora di piccoli personaggi, oggetti, animali, si muove intorno all’imponente figura del Buddha, ritratto prima come una divinità buona, simbolo di purezza e di accoglienza, e poi via via tramutatosi in un despota corrotto e irresponsabile.
In scena compaiono granate, armi ed altri esplosivi, mentre l’atmosfera si fa sinistra, inquieta, lasciando spazio all’orrore della guerra, dopo l’idillio di un tempo aureo. Il racconto diventa così la spietata narrazione allegorica di una contemporaneità straziata da instabilità politiche, conflitti bellici e interessi economici nefasti: sul fondo le memorie intime di Shiva, che in Iran conobbe gli orrori della guerra nel 1970, da ragazzina, e poi da adulta, nel 1990.
Questo breve estratto restituisce la raffinata qualità pittorica dell’opera, le suggestioni liriche e l’attento lavoro filmico che ha messo in movimento l’immagine, intrecciandola con un’efficace partitura musicale.
Helga Marsala
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