Un premio Oscar iraniano si racconta: conversazione con Asghar Farhadi
In occasione dell'uscita home video de “Il Passato”, premio alla migliore attrice protagonista a Cannes 2013, Artribune Television pubblica l'intervista concessa dal regista Asghar Farhadi qualche tempo fa
Lui, che il Time ha incluso tra le cento persone più influenti al mondo, ha raccontato la differenza tra girare un film nel suo paese e all’estero. Ha parlato del suo processo creativo, del suo legame col passato e della sua idea di futuro. E ha parlato delle sue regie, Asghar Farhadi (Orso d’Argento con “About Elly” e Oscar per il miglior film straniero con “Una separazione”), caratterizzate da una struttura classica e dall’uso di sceneggiature di ferro, con personaggi ben delineati dotati di qualità umane.
Il suo mondo è quello della medio/alta borghesia persiana, moderna e cittadina. Nei suoi ambienti logici colloca sempre un indizio irrazionale, che con subdola grazia altera l’equilibrio apparente del contesto, lo rende polimorfo e soggetto a tante interpretazioni quanti sono gli spettatori. Farhadi, i cui finali di sono sempre aperti, fa uso di elementi compositivi per legare un film all’altro e creare rapporti dialettici sia nella struttura autonoma di ogni opera che tra le opere stesse, disseminando le pellicole di citazioni o modificando le informazioni acquisite in precedenza, per accumulo, sottrazione, analogia, etc.
Così, il piacere nel vedere i suoi film è multiplo: se ne ha nella godibilità della storia, sempre ben scritta e ben articolata; nella scoperta del carattere dei personaggi, che va in crescendo; nella modalità, più intellettuale e cinefila, dell’autocitazione; nella qualità esistenziale della ricerca di spessore dentro le cose, gli avvenimenti e le persone; infine nella tensione verso un senso di giustizia assoluto, insita nella natura stessa dell’uomo, in quale, però, proprio per le sue qualità ontologiche è soggetto all’errore. Questa prova, il tentativo di trovare sempre la migliore soluzione possibile, diventa un campionario ideale di positivismo e umanità. Così raro da essere, di questi tempi, davvero unico.
Federica Polidoro
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