John Valadez, il pittore chicano. Storia di un muralista a Los Angeles
Americano, di origini ispaniche, John Valadez è uno degli eredi della grande tradizione muralista messicana. I suoi muri, colaratissimi, raccontano con un realismo scintillante angoli di vita quotidiana, rubati alle strade d'America. In questo video il racconto del suo ultimo lavoro per un museo francese...
“La pittura murale è la forma più alta, logica, pura e forte di pittura, è anche la più disinteressata, perché non può essere convertita in oggetto di lucro personale né nascosta a beneficio di alcuni privilegiati. Essa è per il popolo, è per tutti”. Così scriveva Josè Clemente Orozco, tra i massimi esponenti del Rinascimento Murale Messicano insieme a Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros. Una stagione florida, esplosa negli anni Venti del secolo scorso, che recuperava la tradizione preispanica degli affreschi sui muri esterni, per farne una nuova pratica, intimamente popolare, intrisa del sentimento politico diffuso: il Muralismo messicano non fu espressione di una propaganda di regime, ma assorbì e interpretò il messaggio marxista, mescolandolo con tematiche sociali e identitarie, nel solco di un realismo variopinto, antiborghese e illustrativo.
Cosa resta oggi di tutto questo? La street art, sicuramente; ma anche la classica affissione di locandine cinematografiche e manifesti pubblicitari (attività che fino agli anni Ottanta, in America, i “sign painter” eseguivano con colori e pennelli, direttamente sui muri).
E i diretti eredi dei muralisti messicani? Qualcuno c’è. A difendere i codici estetici d’un tempo, svuotati però dell’originario slancio politico. Tra questi un posto d’onore spetta a John Valadez, losangelino, classe 1951. Nelle vene di Valdez, americano da quattro generazioni, scorre sangue latino: le origini (e l’inequivocabile cognome) non mentono. Un “chicano”, cresciuto in un quartiere multietnico, negli anni delle rivolte per i diritti sociali di neri ed ispanici. Il recupero del foto-realismo in pittura, in chiave pubblica, diventa la sua missione d’artista. Fin dai banchi dell’Università.
Per John Valadez la pittura è innanzitutto narrazione. Un’occasione per raccontare e restituire storie alla gente, srotolandole lungo gli spazi del quotidiano, provocando una reazione, attivando meccanismi propri del cinema, del teatro, dello spettacolo. Sfavillanti quinte sceniche dal gusto pop, disseminate per le città, traducono frammenti di vita quotidiana: murales come specchi, schermi, pagine di un romanzo o un fumetto
Invitato di recente a Bordaux, per dipingere un gigantesco murale sulla facciata del Museo d’Aquitania, Valadez ha lavorato con due assistenti per quattro settimane di fila. A seguirlo c’era una telecamera: ne è venuto fuori un breve documentario, che è il ritratto di un pittore molto popolare e il reportage di una prestigiosa committenza. Dal primo bozzetto in studio fino all’inaugurazione, per strada, sotto il cielo del sud della Francia.
Helga Marsala
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