Jackson Pollock, l’uomo che rubava quadri. E li mangiava
Un ritratto fantastico di Jackson Pollock. Una piccola favola animata piena di metafore sul potere dell'arte e sulla fatica di cercare il proprio stile, la propria forma. Divorando bellezza, per riuscire poi a restituirne al mondo
Ladro, collezionista, supereroe. Nonchè gourmand, dai gusti decisamente originali. Un tipo bizzarro, nella New York degli anni Cinquanta, avvezzo ad aggirarsi tra le sale dei musei e a sgattaiolare tra i vicoli deserti, nel cuore della notte. E’ così che Léo Verrier, in un suo corto animato, immagina Jackson Pollock. Una leggenda del secondo Novecento, massimo esponente dell’action painting americana, inventore del dripping, qui tramutato in un buffo omino magro magro, solitario ed un po’ matto, abbigliato in perfetto stile casual-bohemien. Un artista icona, cresciuto negli anni del depoguerra e del grande exploit creativo newyorchese. Ma che Verrier, con una costruzione fantastica, immagina nella fase iniziale, come in un insolito prequel: nel suo delirante micro film muto – scandito da morbide armonie e contrappunti jazz – l’autore racconta di quello strano ragazzo che divenne Jakson Pollock. Per caso.
Jackson era un ladro. Rubava decine di tele d’autore, riuscendo a seminare guardiani e poliziotti. Le sistemava nel suo appartamento, in una stanza-quadreria, e poi le divorava. Ad ogni morso una mutazione genetica transitoria. Ingurgitando strati e strati di pittura, si trasfiormava di volta in volta in una creatura cubista, surrealista, espressionista… Il suo nettare magico era l’arte, quella degli altri, da cui ricavava potere, cambiando pelle ad ogni quadro. Poi, quando provò a cimentarsi con tele e pennelli, accadde l’imprevisto. Smaterializzatosi in un’esplosione di schizzi di colore, trovò se stesso in una forma pittorica che nessuno aveva visto mai. E finì lui, stavolta, tra le pareti di un museo. Lasciando traccia del suo corpo inquieto su ogni tela.
Metafore semplici, per raccontare un personaggio unico, in una storiella sospesa tra fantasy, poliziesco, biopic e commedia. Restituita con un bel segno grafico, carico di suggestioni d’antan.
Helga Marsala
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