James Turrell al Temple Hotel di Pechino. Un’oasi di luce, in un ex tempio buddista

Un tempio buddista vecchio 600 anni, convertito in un albergo-museo. Un artista come James Turrell che trasforma una stanza in un miracolo di luce e colore. Ecco lo splendore del The Temple Hotel, a Pechino


Impalpabile, fatta di niente, avvolgente ed immersiva. L’arte di James Turrell parla il linguaggio della luce, dell’aria. E va dritta ai micro sistemi neuronali che governano le percezioni. Arte che si identifica con lo spazio e con le sue variazioni progressive: modulazioni di timbri, di intensità luminose, di spessore atmosferico.
Per la sua recentissima installazione permanente a Pechino – la prima realizzata in terra cinese – Turrell tira fuori la consueta attitudine introspettiva. E allestisce un viaggio tra i sentieri della meditazione, in cui il gioco sottile delle sensazioni apre un canale verso la dimensione del sacro. Tutto passa dal colore, anche stavolta. Siamo al The Temple Hotel, un albergo mozzafiato ricavato all’interno di un ex tempio buddista della Dinastia Qing, vecchio all’incirca seicento anni e convertito in struttura ricettiva dall’imprenditore belga Juan van Wassenhove, insieme ai soci Li Chow e Lin Fan. Tre anni di lavori, per trasformare questa oasi di quiete, straniata nel mezzo del caos cittadino, in un lussuoso albergo-ristorante dal design sobrio, perfettamente armonizzato con la struttura secolare, tra sofisticati arredi modernisti e continui rimandi alla tradizione orientale.
Niente di più azzeccato di un’opera di Turrell per impreziosire un luogo come questo, in cui ancora risuonano memorie di preghiere ed echi di canti religiosi. Il tema della luce, come strumento di rivelazione e di elevazione interiore, diventa un sorprendente commento al margine dell’architettura e della sua storia.

Gathered Sky riprende il concept di altre opere celebri di Turrell, comeSky Space I del 1974, intervento site specific per Villa Panza di Biumo, Space That Sees, pensato per l’Israel Museum, o ancora Meeting al PS 1: rettangoli ritagliati sul soffitto di stanze vuote e bianche, a incorniciare porzioni di cielo.
Stesso principio qui, con una finestra incisa sulla superficie del tetto, e tutt’intorno, a invadere l’ambiente,  una sequenza dolce di cromie artificiali: un bagno di luce colorata – dal giallo al blu, dal rosa al violetto – su cui si staglia l’azzurro cangiante del cielo, in un link vertiginoso tra l’architettura ed il paesaggio. Abbandonarsi alla sinfonia luminosa è quasi un’esperienza mistica, un movimento ascensionale e insieme di inabissamento.
Van Wassenhove, che è anche un appassionato collezionista, ha voluto trasformare il suo hotel in un piccolo museo. Fino allo scorso giugno, nello spazio gallery, si poteva ammirare una mostra di fotografie di Robert Doisneau, mentre fino a novembre ci sono le monumentali sculture sferiche di Rose Morant. L’arte, il sacro, la bellezza ed il benessere psico-fisico. Formula che funziona, per un’esperienza estetica fuori dall’ordinario.

Helga Marsala

http://www.thetemplehotel.com/

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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