Anton Alvarez e la sua Thread Wrapping Machine. Designer, inventore, tessitore e writer 3D
Designer, bricoleur, inventore, tessitore, artista. Difficile definire Anton Alvarez. Uno che che s'è costruito una macchina geniale, per realizzare gli oggetti che aveva in mente. Usando centinaia di rocchetti di filo colorato
L’ossessione di Anton Alvarez, designer con base a Stoccolma, per metà svedese e per metà cileno, era quella di riuscire ad assemblare materiali diversi, secondo forme complesse e strutture dinamiche, in modo super veloce, leggero ed invisibile. Niente chiodi, ganci, meccanismi a vista; nessuna lavorazione artigianale certosina. Voleva tirare fuori il massimo della complessità compositiva, col minimo intervento manuale. Niente artifici, montaggi e sovrastrutture.
Come fare? L’indole da sperimentatore gli indicò la strada. Quello che serviva era un congegno tecnologico che potesse trasformare le sue architetture mentali in oggetti concreti. Una macchina capace di fare tutto da sola. Quella macchina, Anton Alvarez, l’ha disegnata, costruita e brevettata. Facendone la sua principale alleata quotidiana.
Si chiama Thread Wrapping Machine ed è, letteralmente, un’avvolgitrice di filo. Bizzarro strumento circolare, sorta di tessitrice tridimensionale che assembla agevolmente elementi in legno, plastica o acciaio, sfruttando colla e rocchetti di filo colorato. A guidare il processo meccanico è ogni volta un calcolo sofisticato di misure e proporzioni, tale da produrre, frammento dopo frammento, livello dopo livello, una tessitura multicolore che lega i pezzi, senza l’ausilio di altri arnesi o giunture. Fili e colla. Tutto qua.
Gli oggetti d’arredo realizzati con la sua Thread Wrapping Machine, funzionali e coloratissimi, sono sedie, sgabelli, panche, lampade, tavoli e tavolini, pensati come segni pittorici; ma anche installazioni di grandi dimensioni, attraversabili, che assomigliano a tag e graffiti in versione 3D: linee nette, forme semplici articolate secondo schemi dinamici, strutture snelle e svettanti scandite dagli incastri ritmici dei colori, che si alternano come un mosaico tessile o grafico.
Un progetto geniale, ben raccontato dal documentario di Vincent Skoglund: il video è un viaggio nella mente di questo giovane creativo, con l’anima da artista e l’attitudine da progettista.
Anton Alvarez, laureato al Royal College of Art’s Design Products MA di Londra, ha studiato belle arti ed ebanisteria, prima di completare il suo corso in Interior Architecture and Furniture Design presso l’University College of Arts, Craft and Design di Stoccolma. Interessato alla progettazione di sistemi compositivi e alla creazione di strumenti per la produzione di prodotti di design, ha già esposto in diversi contesti internazionali, tra cui il MUDAC, Musée de design et d’arts appliqués contemporains di Losanna, Design Miami/Basel, il Design Museum e il Victoria & Albert Museum di Londra.
Helga Marsala
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati