Il sole dei cattivi. Erode e Caifa, il riscatto degli antieroi nel cinema di Paolo Consorti
Premiato al Film Festival Popoli e Religioni, il primo primo lungometraggio dell’artista Paolo Consorti affronta il tema della nascita e della passione di Cristo. Una formula che gioca con l'ambiguità, tra storia, fiction e documentario. In esclusiva, per Artribune Television, un estratto inedito
Erode, Re della Giudea, si aggira per Betlemme, tra la folla in fermento. Un re con una corona di stagnola, avvolto in una pelliccia arruffata, barba incolta e petto nudo, tutto preso dallo spettacolo dell’adorazione: il popolo accorre, cercando il bambino del miracolo, sulla scia di una stella cometa. E lui, disorientato, porta a spasso il suo incrollabile scetticismo, l’ironia, lo sberleffo, lo stupore, il piglio severo e sicuro del miscredente. La religione come superstizione, la liturgia fasulla di ogni Natale, la nascita del figlio di Dio come invenzione popolare. Erode non crede e chiede a tutti “perché”: cosa muove quelle folle, cosa cercano, quale rituale della mistificazione vanno perpetuando?
È la Betlemme immaginata dall’artista Paolo Consorti ne “Il sole dei cattivi”, sua prima prova da regista, non priva di qualche lentezza e sfilacciamento, ma con molte buone intuizioni poetiche e con una cifra personale che fonde fiction e documentario, storia, teatro e sentimento del sacro.
Tutto si svolge nel vecchio centro storico di Grottammare, nelle Marche, tra i fedei e le comparse in costume del presepe vivente. Realtà e finzione, passato e presente, si confondono in un flusso visionario che ne deforma i contorni. All’effetto surreale concorre la fotografia, con un bianco e nero contrastato che brucia l’immagine, fino all’esasperazione. E intanto procede il viaggio di Erode – interpretato da Luca Lionello – incontro al senso della fede e alla grazia finale.
Il set si sposta poi a Larino, durante la rappresentazione della Passione di Cristo. I costumi, il backstage, la banda che suona. Nino Frassica – fiore all’occhiello di questa seconda parte, la più riuscita sul piano del ritmo, della sintesi visiva, della diegesi – interpreta un figurante, a suo volta incaricato di interpretare Caifa, il biblico capo del sinedrio ebraico, che ordinò l’uccisione di Gesù. Alla ricerca disperata di un pacchetto di sigarette, l’uomo si perde tra le periferie del paese prima che inizi lo spettacolo, bardato come un vecchio sacerdote. A piedi attraversa le rovine dell’antica città romana e le campagne assolate intorno, mentre una banda sbuca da lontano, come un miraggio. L’ansia cresce, per l’attore smarrito: senza Caifa chi potrà crocifiggere Gesù? Come si compierà il racconto sacro? E mentre rammenta il suo ultimo sogno – “Gesù era tra le mie braccia e mi guardava” – si domanda quale sia la giusta direzione: riavvolgere il nastro in scena, salvando il giudeo, o restare fedele alle scritture? Ancora una volta i piani della narrazione si intrecciano e convergono, sul bordo del reale.
Tornato sul set, Caifa prova a liberare Gesù: in una Via Crucis rovesciata e allucinata, catturato dai centurioni, il nuovo martire mette in crisi il suo ruolo di cattivo, accettandone tuttavia il destino. Erode e Caifa, due icone della crudeltà, diventano metafore del tormento e del riscatto: la luce del sole li coglierà, redenti e liberi, al termine della notte.
L’opera, che ha coinvolto nel cast due special guest come Nichi Vendola ed Elio di Elio e le storie Tese, ha vinto la decima edizione del Film Festival Popoli e Religioni.
Helga Marsala
http://ilsoledeicattivi.paoloconsorti.com/
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