Viktoria Modesta, la pop star bionica. Quando l’X factor è più forte della disabilità
La gamba futuristica di Viktoria Modesta, una storia di disabilità e di battaglie vinte. Lei è una nuova stella della pop music: bella, sexy, talentuosa. E bionica per davvero. Una rivale coi fiocchi per Lady Gaga. Special guest della finale britannica di X-Factor, eccola nel suo strepitoso videocilp
È la vera star della serata finale di X-Factor, edizione UK. Stasera, 14 dicembre, sul palco si contendono la vittoria i finalisti, Fleur East e Ben Heanow, dopo l’uscita di scena del concorrente italiano in gara, Andrea Faustini.
Duello canoro domenicale, dunque, con 10mila spettatori previsti. Ma a calamitare gli sguardi e la curiosità del pubblico non sarà solo la disputa tra i due vocalist baciati dalla fortuna. Channel 4 ha infatti investito 200mila sterline per la produzione di un videoclip molto speciale. Non tanto per il brano – solita realease di maniera, orecchiabile, confezionata con cura e piuttosto contagiosa – quanto per l’interprete. Brava, bella, sexy, fascinosa, aggraziata. E disabile.
Viktoria Modesta, cantante ed ex modella britannica, originaria della Lettonia, è il nuovo fenomeno dell’industria del pop, già trasformata in icona per le masse, con tanto di messaggio sociale positivo, che si innesta sui consueti cliché musicali, di stile e di comunicazione. Uno stereotipo, contraddetto ed esaltato da un contro-stereotipo che fa già tendenza: Viktoria è una splendida donna con un arto amputato. A causa di una complicazione insorta durante il parto, ha lottato tutta la vita con un grave problema alla gamba, arrivando, all’età di vent’anni, di fronte alla scelta più difficile: l’amputazione, necessaria per riacquistare capacità di movimento e guarire definitivamente.
Cresciuta a pane e spartiti, suonando il piano fin da piccola e coltivando un buon talento vocale, decide a quel punto di lanciarsi nella carriera musicale. Contro i diktat di un mondo – quello del pop – patinato e governato dalla dittatura dell’immagine. Ma Viktoria ha stoffa. Oltre che bellezza. E quella gamba “irregolare” diventa – per un’intuizione dello stesso showbiz – la chiave inconfondibile e inconsueta per un nuovo personaggio da imporre sulle scene.
Il video che accompagna il singolo ”Prototype” è magnetico. Un racconto sospeso costruito tra ricordi di bambina, suggestioni futuristiche e flashback cinematografici noir. Lei, incantevole e charmant, indossa una protesi al neon creata dai designer di The Alternative Limb Project. La menomazione diventa un artificio scenico, un oggetto seduttivo, un innesto bionico in cui si concentra tutto l’erotismo dell’estetica post human, nell’innesto tra carne e fredda materia sintetica.
Eccellente la sequenza finale, che vede la l’artista muoversi in uno spazio vuoto – prima bianchissimo, quindi illuminato di rosso fuoco – appesa a un’imbracatura come una marionetta, un’equilibrista, etoile di un balletto meccanico. Tra la gamba destra e quella sinistra si disegna una raffinata simmetria coreografica: dal un lato una scarpa con un poderoso plateau, sbilanciato dal vuoto al posto del tacco, poi una scarpetta da ballerina; dall’altro una protesi geometrica, un volume conico, a spillo, lucido e nerissimo, puntato al suolo come un compasso. Pièce di incredibile grazia, che disegna nello spazio le armonie di un corpo ibrido, leggerissimo. Lo stridore della punta d’acciaio sul pavimento ghiacciato ha il suono di una vertigine, di una provocazione affilata.
Viktoria Modesta, novella Lady Gaga, della più celebre collega ha l’ambizione, l’intelligenza scenica, l’esprit eccentrico. E un carico d’eleganza e di charme anche superiori. Ma ha soprattutto una storia da raccontare. Trasformata in gancio per il successo. La morale? Una sola, semplicissima: non c’è meta che non possa essere raggiunta, da chi possiede volontà e talento. In barba alle difficoltà e ai pregiudizi. “Dimentica quello che sai sulla disabilità”, suggerisce a chiare lettere il video. “Alcuni di noi sono nati per correre dei rischi”. E per stra-vincere, in certi casi.
Helga Marsala
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