Who is perfect? Disabilità, bellezza, diversità. La campagna Pro Infirmis
E se nelle vetrine dei negozi, a indossare abiti e accessori, ci fossero dei manichini "irregolari"? Gobbi, senza arti, troppo piccoli o troppo sproporzionati. E se il mondo fosse, per una volta, dalla parte dei disabili? Una commovente e coraggiosa campagna sociale, realizzata in Svizzera
La bellezza dell’imperfezione. La verità spietata della disabilità. La sofferenza, la diversità e il cammino dell’accettazione. La vita, nonostante tutto. E una domanda: chi è perfetto?
Questa campagna sociale, studiata in forma di short film, porta la firma di Pro Infirmis, organizzazione non profit svizzera. Un progetto lanciato nel 2013 in occasione della “Giornata mondiale per le persone disabili”, celebrata il 3 dicembre di ogni anno.
Disabilita fisiche o cognitive, disagio mentale, invalidità. Tutte cose a cui per istinto si antepone il segno meno, della perdita e della debolezza; ma che potrebbero invece suggerire una rotazione, un cambio di prospettiva: non più dall’occhio sano al corpo ferito, ma il contrario. Il centro si sposta, le misure si invertono. I canoni vanno in pezzi, miracolosamente, oltre l’armonia degli organi e delle sintassi. La lezione dell’arte, nel corso del Novecento, è passata innumerevoli volte da questo decisivo switch.
E la questione è politica, oltre che etica e concettuale. Dal tema dei cliché, delle paure, delle resistenze, a quello delle inadeguatezze normative e amministrative. Essere fuori standard, cosa implica? Tra insensibilità personali e barriere architettoniche invincibili, tutto ruota intorno a un fatto di emarginazione. Solitudini, accessi vietati, indifferenze, strade in salita. Per una costellazione di unicità e di fragilità a cui intitolare il principio del rispetto, seguito da quello della tutela.
La campagna Pro Infirmis, che ha la forza di un’azione performativa, oltre che comunicativa, invita a una riflessione audace, senza allusioni. Lo spunto: i canoni estetici di una “normalità” proporzionata, subito smentita dalla verità dei corpi. E sono corpi imperfetti, mutilati, depotenziati eppure potentissimi, quelli scelti come modelli per rimodulare i manichini di una vetrina di Zurigo. Un ragazzo focomelico, una donna in carrozzina, un uomo affetto da nanismo.
Un team di tecnici smonta, sega e riplasma le candide sagome di plastica, sulla base di un canone nuovo: quello dell’imperfezione. E della realtà. In cui qualunque codice meraviglioso esiste nello smacco della sua smentita: nessuna bellezza possibile, che prescinda dall’idea di caducità; nessuna forma esatta che non rischi di infrangersi nel suo doppio eversivo, ribaltato, modificato. Nessuna civiltà, al di fuori del rispetto delle infinite singolarità differenti.
Helga Marsala
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