Del perduto amore. Giovanni Gaggia e Giuliano Dottori, l’arte di ricamare storie
Un cantautore ed un performer. Due abili tessitori di immagini, suoni, parole. Lo scorso novembre, alla Fabbrica del Vapore, andava in scena "The sick rose". Ballata sull'amore perduto, incisa con ago e filo
“Un fiore reciso è il tuo amore / Senza acqua e senza cura / China il capo al sole / Un cuore di bue che palpita a terra / In questo consiste il perduto amore”. Così suonava Cuore di Bue, ballata struggente e delicata, una delle tre tracce contenute nel primo ep di Giuliano Dottori, “Fantasmi” (2010). Cantautore, chitarrista, produttore, ex membro degli Amor Fou, Giuliano dirige insieme al fratello (che di mestiere fa l’enologo) il festival marchigiano Musica Distesa, che in cinque edizioni ha calamitato il meglio della scena musicale underground italiana: spazio di sperimentazione, di progetti indipendenti e di contaminazioni creative.
Nel giugno del 2013 il Festival battezzò la nascita di un collaborazione destinata a durare e rinnovarsi. Giuliano Dottori invitò Giovanni Gaggia, artista, performer e fondatore di Sponge Arte Contemporanea, chiedendogli di dare corpo e immagine a Cuore di Bue. Di farne materia per una performance.
Nacque The sick rose – dall’omonima poesia di William Blake – rituale silenzioso, affidato al gesto lento della mano: si trattava di intessere la malinconia, la bellezza e la disperazione di quel “perduto amore”, nello spazio poetico tra un fiore spezzato ed il suo doppio simbolico, immateriale. Ago e filo: questo l’arsenale minimo per ricamare sul bianco di un lenzuolo l’impronta rossa di quel fiore. Una rosa, malata. Recisa. Per sempre incisa.
The sick rose è stata riproposta lo scorso 12 novembre nella Sala delle Colonne della Fabbrica del Vapore, a Milano, in occasione della coettiva “Tessere Storie. Fili, punti, intrecci nell’arte contemporanea”, a cura di Laboratorio Alchemico. Dottori alla voce e alla chitarra, Gaggia al centro della scena: narratore muto, disegnatore di suoni, ricamatore di parole. Intrecciando biografie, meditazioni, desideri, come nell’arte senza tempo della tessitura: “Il ricamo è cucire, è disegnare con un filo, è unire”.
Helga Marsala
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