Georgij Costakis, storia di un collezionista che salvò le avanguardie russe dal regime. In mostra a Torino
Storia di un collezionista che salvò i maestri della avanguardie russe dalla scure del regime. Un autodidatta, col sacro fuoco dell'arte. Parte del suo immenso patrimonio è in mostra, fino al 15 febbraio, a Torino...
Alla figura di Georgij Dionisovič Costakis la storia dell’arte e del collezionismo del secolo scorso deve moltissimo. Un uomo mosso da passione, privo di qualunque formazione artistica, ma fin dall’adolescenza rimasto folgorato dalla potenza dei grandi maestri internazionali.
Nato a Mosca nel 1913 da una famiglia di immigrati greci, assunto da giovane come autista presso l’ambasciata greca, nel 1939 perse il suo impiego, dal momento che i rapporti diplomatici tra URSS e Grecia andarono in frantumi. Ma per la carriera di Costakis non fu uno stop, anzi. Presto divenne direttore del personale presso l’ambasciata canadese, cominciando a frequentare diplomatici e uomini delle istituzioni costantemente in visita a Mosca. A loro, Costakis, colto ed eccentrico autodidatta, non mancava di rivelare la sua grande, vera, segreta passione, portandoli in giro tra gallerie d’arte e negozi d’antiquariato. Così, diviso tra frequentazioni eccellenti e culto della bellezza, prese ad investire tutti i suoi guadagni in opere, cominciando con diverse tele del Seicento olandese.
Un collezionista pieno di slancio e di curiosità, a cui la vita avrebbe riservato una missione. Grazie alla sua indefessa attività di ricerca, a quel girovagare continuo tra gallerie, mercati, botteghe e atelier, Georgij Costakis salvò dalla distruzione o dalla dimenticanza centinaia di opere di artisti russi, bollate dal regime sovietico come scadenti, immorali, decadenti, in quanto non allineate ai dettami della propaganda politica e prive di quella cifra proletaria che, secondo la grande Russia comunista, avrebbe dovuto animare qualunque forma d’arte. Tra indottrinamento, limpidezza formale e retorica realista.
Le avanguardie russe, nate da un’urgenza di sovversione dei codici e delle maniere, figlie di menti irriverenti e indipendenti, rischiavano così di morire: perseguitate, occultate, dimenticate. Costakis acquistò valanghe di tele – quasi sempre a prezzi molto bassi – con un’opera certosina e famelica di scoperta e di salvataggio, fino ad accumulare un patrimonio dal valore inestimabile.
Una parte della sua straordinaria collezione è oggi in Italia, grazie al Museo d’Arte Contemporanea di Salonicco: a Torino, negli spazi di Palazzo Chiablese, ex residenza sabauda, la mostra “Avanguardia Russa. Da Malevič a Rodčenko capolavori dalla collezione Costakis”, curata da Maria Tsantsanoglou e Angeliki Charistou, raccoglie trecento lavori, affiancati da una preziosa documentazione storico-critica. Un’occasione per rendere omaggio agli artisti russi, ma anche al lavoro fondamentale che questo eroico collezionista svolse, per tutta la vita, inseguendo un amore antico – quello per l’arte – e un ideale granitico: la libertà d’espressione, la conservazione del sapere e l’autonomia della cultura rispetto ai diktat del potere.
Helga Marsala
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