Intervista a Mike Leigh. L’arte raccontata dal cinema: vita e opere di William Turner
Mike Leigh a proposito del suo ultimo lavoro su J.M.W. Turner. La vita, il carattere e le opere di una figura rivoluzionaria della storia dell'arte moderna. L'intervista, con alcune immagini dal film
Il regista Mike Leigh viene solitamente descritto come un tipo schivo, taciturno e burbero. Uno che non ama relazionarsi con i media. Lo abbiamo incontrato, a Roma, e l’impressione è stata opposta: tantissimo spazio lasciato al confronto. Il film di cui si parla è appena uscito nella sale: Turner, un biopic che infrange le regole di genere e introduce lo spettatore in un’epoca reale e poco romanzata. Il pittore romantico J.W.M. Turner viene seguito senza una cadenza temporale precisa, nell’arco dei suoi ultimi venticinque anni di vita. Provocatore, eccentrico e qualche volta misantropo, sembra condurre una vita tranquilla, accudito da un padre a cui è affezionatissimo e da una governante. Appassionato viaggiatore e incuriosito dalle innovazioni della scienza è al centro di vicende un po’ bizzarre: si fa legare sull’albero di una nave durante una tempesta, si spaccia per qualcun altro, rifiuta una proposta milionaria per principio.
Mike Leigh, maggiore esponente del realismo cinematografico inglese, non indulge nell’idealizzazione dell’artista, mettendo invece sotto gli occhi dello spettatore un personaggio estremamente complesso, fatto di carne ed ossa, malattie, dispiaceri e turbamenti dell’anima. Nell’intervista il regista ci racconta di come il progetto, durato dieci anni, abbia richiesto lunghe ricerche iconografiche e un’attenta preparazione degli attori (il protagonista Timothy Spall, per esempio, ha studiato pittura per ben due anni).
Candidato a quattro premi Oscar tra cui fotografia (un Dick Pope in stato di grazia) e costumi (Jaqueline Durraine, con cui Leigh aveva avuto precedenti collaborazioni), il film è impreziosita anche dalla colonna sonora di Gary Yershon: unico elemento che non rientra nello studio storico, centellinata nei momenti di maggior pathos, pensata più come commento interiore ed esaltazione extradiegetica dell’atmosfera.
Federica Polidoro
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