Maschile, femminile e Prada. Elogio della severità nel Palazzo Infinito
PRADA E AMO. MODA E ARCHITETTURA IN PASSERELLA Squadra che vince non si cambia. E di successi la premiata ditta Prada/AMO ne ha collezionati parecchi, negli ultimi anni. Uno tra i maggiori fashion band internazionali, icona del made in Italy, e un think tank di ricerca interno allo studio OMA, l’Office for Metropolitan Architecture fondato nel […]
PRADA E AMO. MODA E ARCHITETTURA IN PASSERELLA
Squadra che vince non si cambia. E di successi la premiata ditta Prada/AMO ne ha collezionati parecchi, negli ultimi anni. Uno tra i maggiori fashion band internazionali, icona del made in Italy, e un think tank di ricerca interno allo studio OMA, l’Office for Metropolitan Architecture fondato nel 1975 da Rem Koolhaas. Collaborazione perfetta, che vede le creazioni Prada valorizzate da scenografie tailor made, pensate per le grandi sfilate. Ed è sempre una sorpresa, un’idea forte, un progetto coerente tra architettura, design, visioni fantastiche o concettuali, in accordo con quelle sartoriali.
APOLOGIA DELLA SOBRIETÀ. UOMINI E DONNE TOTAL BLACK
Per la Fashion Week milanese, dedicata al menswear, la sfilata Autunno Inverno 2015 porta in passerella uomini e donne, con un doppio binario che aggira l’etichetta tutta maschile della kermesse. “Quando penso agli uomini penso anche agli abiti per le donne”, ha spiegato Miuccia Prada. “Descrivo questi capi da un altro punto di vista”. Imprescindibili metà dell’esistenza, il maschile e il femminile non si scindono e continuano a rincorrersi, a specchiarsi, a smentirsi e completarsi. Il tema è lo stesso di sempre: la natura dei rapporti tra uomini e donne, nell’identità e nella differenza.
E qui, in un’idea di collezione che esaspera il concetto di sobrietà fino alla soglia della cupezza, uomini e donne sembrano assomigliarsi, quasi annullarsi l’uno nell’immagine dell’altra, andare oltre l’enfasi della sessualità e dichiararsi nella propria indefinitezza severa.
Né androgini, né virili gli uni; né provocanti, né mascoline le altre. Pallidi, magrissimi, eterei, tutti. Il terzo sesso di Prada implode in un nero assoluto, mantiene distanze e asimmetrie tra i genere, ma smorza tutto, contiene, riduce, sfuma, taglia e asciuga. Per un esercito di lui e lei in uniformi da ufficio, abitini castigati stretti in vita, camicioni inamidati su pantaloni a tubo, tailleur doppiopetto, giacche smilze e brevi, col vezzo dei polsini rivoltati a scoprire la fodera bianca… E poi, fra chiazze di grigio e beige, la monotonia del total black si spezza, di rado, con poche variazioni su tema: su tutte il cappotto in tartan, caldo e brioso come una coperta, rigoroso come un tranch, classico come il più confortevole dei passepartout. Trionfo del minimalismo austero, volutamente sottratto ad exploit e sperimentazioni, ma con una compiutezza, una cura del dettglio e una qualità strutturale che sono, come sempre, magistrali.
IL PALAZZO INFINITO
E il gioco del doppio e dei riflessi ha il suo corrispettivo nello spazio disegnato dagli architetti di AMO. Una scenografia audace che modifica la dinamica consueta del catwalk. In un labirinto di finti marmi blu notte, gli inserti d’alluminio sul pavimento scandiscono il percorso del“Palazzo Infinito” – questo il nome dell’installazione –, diviso in una serie di stanze dalle dimensioni irregolari, tutte diverse. Così si moltiplicano snodi e prospettive, mentre il pubblico si trova distribuito in gruppi, inaugurando una visione più intima, ravvicinata; poprio come in un teatro contemporaneo, che annulla la centralità del palco e punta tutto su autenticità e partecipazione. Spazio manierista, deformato, plurale e profondissimo, in cui smarrire l’orientamento. Fra i generi, le identità, i luoghi e le forme.
Helga Marsala
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