Submission, l’atto di morte di Theo van Gogh. Undici anni prima di Charlie Hebdo
Unidici anni fa moriva il regista Theo van Gogh, discendente del celebre pittore. A ucciderlo un giovane integralista islamico. La sua colpa? Avere girato un corto sul tema della condizione femminile nell'Islam. Lo ripubblichiamo, in memoria sua, di Charlie Hebdo e di tutte le vittime dei fondamentalismi religiosi
DA VAN GOGH A CHARLIE HEBDO, LA FURIA DELLA SOTTOMISSIONE
Stesso titolo, stesso tema, stessa forza destabilizzante. Il 7 gennaio 2015, esattamente nel giorno dell’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, usciva in Francia Soumission, romanzo di Michel Houellebecq. Casualità agghiacciante: a Parigi morivano dei giornalisti per mano di due terroristi islamici, mentre sugli scaffali delle librerie arrivava l’ultima opera dello scrittore francese più “islamofobo”, una storia immaginaria, ambientata nella Francia del 2020: la Nazione passava nelle mani di una sezione dei fratelli Musulmani, arrivati al potere grazie al loro leader moderato Mohammed Ben Abbes. Perdita di identità, vertigine nichilista, arrendevolezza, dominio di una civiltà illiberale, edificata sul concetto di “sottomissione”, di fronte a cui lo stesso Occidente finiva per sottomettersi. Un libro che è già al centro di roventi polemiche.
Rewind. Un salto all’indietro fino all’agosto del 2004. La televisione olandese trasmette l’ultimo cortometraggio del regista Theo van Gogh, Submission, scritto insieme alla connazionale di origini somale Ayaan Hirsi Ali, attrice ed ex membro del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia. Dieci minuti crudi, drammatici, senza timori né allusioni, per raccontare la storia di una donna musulmana picchiata dal marito e stuprata dallo zio. Il tema di fondo: la condizione femminile nelle società islamiche, caratterizzata da un livello di repressione spaventoso, tra violenza fisica e schiavitù psicologica. Polemiche, anche in questo caso. Un film razzista, generalista, pretestuoso? Piuttosto, un film di denuncia, che mirava a lasciare il segno.
LA TESTIMONIANZA. VIOLENZA SESSUALE, MASCHILISMO, SEGREGAZIONE
Interamente girato in penombra, il corto si sviluppa con movimenti di camera lenti, circolari ed ipnotici, mentre la telecamera indugia sul viso della protagonista, nascosto dal niqab, e la sua stessa voce ripercorre anni di privazioni, abusi, sofferenze. Dichiarando il senso della sottomissione ad Allah. Un’invocazione, una confessione, un misto tra un atto di fede e un dubbio lacerante, definitivo: “Il verdetto che ha ucciso la mia fede ed il mio amore è nel tuo libro sacro. Fede in te, sottomissione in te. Sembra come un tradimenti a se stessi, Oh Allah, sei tu che dai e tu che prendi la vita. Hai ordinato a tutti i credenti di rivolgersi a te per ottenere questo? Per tutta la mia vita non ho fatto altro che rivolgermi a te. E adesso, mentre sotto il velo prego per la mia salvezza, tu rimani silenzioso. Come la tomba che mi aspetta”.
Lungo il flusso narrativo si scorge, nel buio, il corpo nudo della donna: tra i segni della frusta sono incisi alcuni versetti del Corano. Parole sacre e severe, come un marchio a fuoco sulla pelle di una vittima dell’oscurantismo religioso. Gli occhi e la voce, sprofondati nel nero che occulta e mortifica, sono l’unico appiglio disperato alla volontà, all’idea di libertà.
LA CONDANNA A MORTE
Theo van Gogh morì, poco dopo la presentazione del film. Lo uccise il 2 novembre 2004, in un parco di Amsterdam, Mohammed Bouyeri, maghrebino di 26 anni, militante di un gruppo islamico fondamentalista con base in Olanda. Una raffica di proiettili e poi una serie di coltellate. Sul cadavere fu rinvenuta una lettera delirante di cinque pagine, zeppa di minacce all’Occidente. Ayaan Hirsi Ali, anche lei minacciata di morte, vive tutt’oggi sotto scorta.
Il gesto folle del giovane marocchino gettò nel panico l’Olanda e sconvolse l’Europa intera. Un incubo ridestato, a distanza di undici anni, dai fatti di Parigi. Altri cadaveri, altro orrore, altre polemiche, di nuovo lo spettro di una fede intoccabile, difesa da frange di estremisti a colpi di pistola. Ed oggi, come allora, il risultato è stato diametralmente opposto all’invocata censura: se Charlie Hebdo stampava poche migliaia di copie, essendo da sempre un magazine di nicchia, oggi tutto il mondo ha letto e commentato le sue vignette; e così, dopo l’assassinio di Theo van Gogh, il film incriminato approdò su molte tv europee, quindi al Festival del Cinema di Rotterdam e poi sul web. Tutti videro l'”inguardabile”.
“Islam”, termine tradotto genericamente con “sottomissione”, racchiude in sé il senso della resa totale ad Allah, una condizione da cui trarre pace e sicurezza. Il rispetto dei precetti del Profeta è una via maestra per raggiungere il compimento della fede. La lettura fondamentalista dei testi, unita allo spirito di vendetta e al concetto di annullamento della soggettività in nome di regole ferree e retrive, è la base di derive violente e di interpretazioni patologiche della religione islamica. Degenerazioni umane, spesso al servizio del potere: Dio è altrove.
Helga Marsala
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