Organismi fuori centro a Bologna. Unipol Cubo, tra micro e macro cosmi
Quando le grandi realtà finanziarie sostengono la cultura e guardano al contemporaneo. Da Unipol Cubo, a Bologna, fino al 7 aprile 2015 è di scena "Macrocosmi", una piccola collettiva di qualità, che va dalla pittura all'installazione. In collegamento con Berlino
Uno spazio contenuto e difficile, quello di CUBO, cellula espositiva della sede bolognese di Unipol, nata come quartier generale per le arti contemporanee. Uno spazio che ogni volta, ad ogni appuntamento, chiede un’interpretazione forte, una reinvenzione mirata del proprio perimetro. E la sfida è assolutamente risuscita alla squadra di “Macrocosmi”, progetto europeo che ha visto a fianco Berlino e Bologna, con diverse istituzioni pubbliche e private – Unipol in testa -, due curatori (Martina Cavallarin e Pascual Jordan) e quattro artisti.
Il senso emerge, con forza, dal sottotitolo: “Ordnungen anderer Art”, che sta per “Organismi fuori centro”: sotto la lente critica dei protagonisti c’è il territorio sfaccettato, frantumato, convulso della contemporaneità. In cui emergenze e ambivalenze risuonano, nella sequela di traumi ed illuminazioni, insieme alle molte storie, le voci, le identità in transito di cui il presente si compone. La nozione di centro, continuamente ridiscussa ed archiviata nella sua forma classica, richiama piuttosto i concetti di margine, di periferia, di disorientamento, di plasticità e permeabilità. Come cambiano le forme, i ruoli, le mappe e le articolazioni geografico-culturali? E come si inserisce l’arte in questo processo caldo, inarrestabile?
A rispondere, con delle brevi suggestioni visive, sono gli artisti. Lo fa con le sue superfici pittoriche, sprofondate in un blu cobalto in vibrazione, Ingeborg zu Schleswig Holstein, grazie alla sua astrazione sensibile, lirica, monumentale. Due grandi panelli, sospesi al centro dello spazio, vengono impaginati con rigore grazie a una struttura effimera che li ingabbia e li sostiene. E lo fa, in tutt’altro senso, ma sempre cercando una relazione chiara con l’ambiente, Stefano Ronci, autore di Spalle al muro: qui tutto passa per il “micro”, grazie a una costellazione di pastelli che si inseriscono in una parete forata, dando vita a un disegno tridimensionale da cui piovono, sul suolo, trucioli temperati come scorie vitali.
Gianni Moretti ha sfruttato una struttura di colonne lignee preesistente, illuminata dall’internoe ripensata come gabbia: al di là delle robuste presenze verticali si intravedono, potentissimi, i suoi rapaci di carta velina nera, forme organiche e sagome di uccelli, che incombono sullo spazio, senza soverchiarlo. Una parete austera e insieme lieve, per uno stormo selvatico che muta, al mutare delle stagioni, degli sguardi, delle angolazioni.
Ettore Frani, infine, colleziona immagini con lo sguardo del fotografo e la dolcezza tattile del pittore. Le sue piccole tele quadrate si articolano, su una superficie chiara, come cellule di un organismo complesso o particelle di una nube spaziale. Oggetti non identificati, restituiti in punta di pennello.
Il progetto, presentato in occasione di ArteFiera, proseguirà il suo viaggio con una seconda tappa, a Berlino, a settembre 2015, proprio durante l’art week della capitale tedesca.
Helga Marsala
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