Sergio Mattarella, Presidente ed ex alunno. Elogio della cultura, fra libertà e bene comune
L'Italia ha il suo 12° Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella è un uomo schivo, poco mondano, poco loquace. Eccolo, in questa intervista, a parlare - da cattolico - del valore della scuola pubblica. E dell'importanza della cultura
Una settimana di tensioni, calcoli, pronostici, tra mosse perdenti o ardite sul tavolo da gioco. Un lungo spettacolo politico – qui appassionante, lì assai mediocre – per regalare all’Italia il suo dodicesimo Capo dello Stato. Sergio Mattarella, palermitano, classe 1941, è stato eletto Presidente della Repubblica Italiana con 665 voti. Un successo netto, che ha suggellato il magnifico azzardo di Matteo Renzi, confermatosi abilissimo stratega politico, sorretto da una visione forte: con un PD ricompattato – insieme all’estrema sinistra e ai popolari – attorno a una figura sobria, dall’alto profilo istituzionale, il Premier ha neutralizzato definitivamente l’ex arcinemico e attuale partner delle riforme costituzionali, Silvio Berlusconi. Giocandosi, senza ripensamenti, il classico jolly inattaccabile.
Un candidato ben visto dai post comunisti di SEL, pronti a sottolinearne il rigore morale, la storia personale legata alla lotta alla mafia (il fratello Piersanti, vicinissimo a Moro, fu vittima di Cosa Nostra nel 1980), l’opposizione allo strapotere di Berlusconi (noto è l’episodio delle sue dimissioni da Ministro, sotto il governo Andreotti, in polemica con la legge Mammì). Un candidato buono per tutto il PD, di cui fu coautore della carta dei valori, transitando nell’Ulivo al seguito di Romano Prodi.
E infine, un candidato a misura di cattolici e moderati. Cattolico lui stesso, fin da ragazzino militante della GIAC (Gioventù italiana di Azione Cattolica), figlio della corrente più a sinistra della DC: un democristiano perbene, avvezzo al dialogo e alla mediazione sottile, ma inflessibile in fatto di principi etici. Di fondo un conservatore, capace però di uno sguardo aperto all’innovazione e al confronto.
Un uomo colto, innanzitutto. Che alla cultura ha assegnato un ruolo di primo piano nella sua vita di docente, parlamentare e giudice costituzionale. In questa intervista, proiettata nel 2010 davanti a una platea di studenti della GIAC, Mattarella si sofferma sui temi dell’istruzione e della cultura. E lo fa con un incipit significativo, partendo dai suoi ricordi di alunno: lui, che arrivava da una comunità coesa ed omogenea, quella di Azione Cattolica, trovò in una classe fatta di ragazzi tutti diversi il senso della condivisione, della solidarietà e della dialettica. Un breve elogio della scuola pubblica, che in sé racchiude quell’incontro felice tra visione confessionale e cultura laica, valori della fede e formazione indipendente.
Lo studio e la cultura, quindi, come luoghi di una libertà plurale: “Si cresce se si cresce insieme, ci si realizza se ci si realizza insieme, si è davvero liberi – dall’ignoranza, dal bisogno, dalla violenza – se liberi sono anche agli altri”. E tra senso della Res Pubblica, spirito comunitario e memorie classiche, Mattarella assegna alla cultura un ruolo fondativo: “Mutano le stagioni, mutano le condizioni di vita, ma c’è qualcosa che rimane costantemente inalterato. Ed è il complesso di valori che danno senso alla vita e alla condizione umana: la dignità della persona, il bene comune, il rispetto degli altri, la responsabilità verso coloro con cui viviamo lo stesso tempo. Questo complesso di valori è quello che la cultura aiuta a individuare e a fare proprio”.
Essere liberi, attraverso il sapere, il confronto ed il pensiero critico. Un messaggio chiave, offerto alle nuove generazioni, ma anche ai dinosauri della politica attuale.
E non è un caso, forse, che tra le quasi inesistenti testimonianze lasciate sul web da quest’uomo riservatissimo, né mondano né loquace, si trovi proprio questo prezioso cammeo. Che alla politica restituisce il suo valore originario: sociale, etico, culturale. Il miglior biglietto da visita, per la più alta carica di una democrazia europea.
Helga Marsala
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