Il Palazzo Infinito di Prada si tinge di colori pastello. Un nuovo show con lo zampino di AMO
Non si smentisce Prada, con i suoi show sempre impeccabili. Dal punto di vista delle collezioni, ma anche dell'allestimento. Il sodalizio col think tank AMO continua e anche a Milano il suo Palazzo Infinito ha fatto la differenza
La premiata ditta Prada-AMO continua a regalare fashion show di qualità, con collezioni sempre convincenti e allestimenti di altissimo livello. Inutile negarlo: la vera attrazione, a Milano, è lei, Miuccia Prada. Le sfilate più ambite, più partecipate, in cui si fa a gara per imbucarsi e godersi lo spettacolo. Che è spettacolo davvero, in senso esatto. Ogni volta una storia da raccontare, in termini non banalmente narrativi, ma concettuali ed evocativi; e ogni volta una dimensione scenica nuova, costruita ad arte dai progettisti di AMO, il think tank di ricerca interno allo studio d’architettura fondato nel 1975 da Rem Koolhaas.
A un mese esatto dall’appuntamento con il mesnwear, il brand torna a Milano, stavolta con la collezione donna Fall Winter 2015/2016. Lo schema degli allestimenti è il medesimo: un remake, ma in versione light, più leggero e luminoso. Gli architetti del famoso team hanno dunque replicato il modello del Palazzo Infinito, che rinuncia alla classica passerella continua, con la folla di spettatori ammassati sui due lati. La novità sta tutta nell’articolazione multipla e dinamica dell’ambiente, concepito come uno scrigno suddiviso in stanze, tutte collegate tra loro. Il pubblico si distribuisce così in piccoli gruppi, occupando i micro ambienti, sperimentando una visione più intima e una percezione complessa, irregolare: spazio ingannevolmente infinito, di cui si perdono l’origine e la fine, e che procede per progressioni, per simmetrie, per ripetizioni. Come un’immagine moltiplicata tra due specchi che si guardano.
Sparisce però, rispetto alla sfilata di gennaio, il finto marmo blu scuro e l’atmosfera cupa, improntata ad un minimalismo iper dark. Qui, in accordo con i delicati outfit, ogni nicchia si colora di una tinta pastello, tra rosa cipria e verdi tenui, mentre restano gli inserti in alluminio sul pavimento e lungo le pareti, a rafforzare l’effetto riflettente ed un po’ algido: un palazzo ultracontemporaneo, come una navicella spaziale che celebra, però, un’immagine classica, austera, in cui la centralità della visione si apre a una frammentazione insolita.
Stesso effetto per i capi, apparentemente semplici, tradizionali – un revival bon ton anni ’60, nei tailleur doppiopetto, negli abitini, nei cappotti in tweed e tartan grigi con inserti in pelliccia – ma in realtà affidati a lavorazioni artigianali, tessuti e tagli che fanno la differenza. Quando la cura del dettaglio diventa un’esperienza d’intelligenza sartoriale e di sensualità aristocratica.
Helga Marsala
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